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sabato 19 dicembre 2009

Bari – Raffinate magie musicali del gruppo femminile mongolo Hulan in TENGER MINII


Il secondo appuntamento della sesta edizioni de “Le Voci dell’anima” è andato in scena con grande successo, nel rione San Pasquale e la Chiesa che ha aperto le sue porte è stata quella di San Marcello, che ha ospitato il gruppo mongolo Hulan con lo spettacolo Tenger Minii, che in mongolo vuol dire “Dio mio”.

I mongoli sono un popolo che accettano qualsiasi religioso che si presenta nel suo territorio ed è per questo che non è improbabile trovare templi buddisti affiancati da moschee e chiese cristiane.

Il gruppo delle Hulan composto da quattro musiciste, una cantante, una danzatrice e due contorsioniste, incentrano il loro lavoro sulla poetica spirituale della musica e del canto, con una interprestazione musicale che vede la contaminazione della cultura cristiana e musulmana, dove il loro unico scopo è quello di rappresentare un messaggio di pace, di tolleranza e rispetto reciproco, grazie alla dolcezza della musica e della poesia.

La musica delle Hulan attinge dal repertorio tradizionale e dal ricco repertorio dei più importanti compositori mongoli del XX secolo quali Jantsannorov, Murdorj, Mend-Amar, Sharav. Sul tappeto sonoro composto da un morin khuur (violino mongolo), uno yochin (salterio) e due yatga (cetre - arpe) si innestano, con un ritmo mai casuale, i canti basati sullele tecniche dell’urtiin duu e del bogino duu, le danze tradizionali e numeri circensi di contorsionismo.

Innanzitutto un viaggio nella spiritualità del popolo mongolo, dapprima attraverso una danza sciamanica, rito ancestrale alle radici della spiritualità dei mongoli di cui si hanno testimonianze millenarie, ancora oggi presente e vivo. Poi una danza Tsam, antico rituale contro il maligno, che affonda le radici nello sciamanesimo ma trova un punto d’incontro con il Buddhismo lamaista, eseguita con uno strumentario particolare di percussioni e fiati e tre danzatrici con costumi e mascheroni suggestivi e affascinanti.

Per arrivare ad un numero di contorsionismo a due che evoca le opere scultoree del famoso monaco Buddhista Zanabazar, vissuto a cavallo tra il 1600 ed il 1700, grande artista e uno dei personaggi più eminenti della storia politica, religiosa e culturale mongola, venne considerato la prima incarnazione mongola del Buddha Avalokiteshvara.

Questa parte più coreutica e spettacolare si inserisce armonicamente in una trama di brani di musica mongola, che anche se non direttamente legati a rituali o cerimonie, testimoniano la spiritualità del popolo mongolo nella vita quotidiana, nell’amore per la famiglia e per la natura.

Completano la scaletta musicale alcuni brani di cultura mussulmana e cattolica arrangiati e interpretati da Hulan con gli strumenti mongoli.
Gli Hulan hanno omaggiato i presenti anche suonando con i loro insoliti strumenti etnici l’Ave Maria di Schubert, rendendola ancora più emozionante.

Il pubblico numeroso, ed è il caso di sottolinearlo in religioso silenzio, ha ben decretato il successo della magnifica serata con lunghi applausi richiamando per ben due volte le artiste sul palco per un bis.

Anna deMarzo

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