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giovedì 1 ottobre 2009

Internet: Adsl e banda larga in Italia

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Se si considera che è esclusa dalla Top20 Broadband Household Penetration by Market, classifica guidata dalla Corea del Sud con una percentuale di penetrazione dell'86% e chiusa dall’Austria con il 48%. si capisce subito che l'italia per quanto riguarda la banda larga è messa davvero male.


Altri Paesi europei in classifica: Olanda (al secondo posto con l’80%), Danimarca 75%, Svizzera 69%, Norvegia 67%, Francia e Regno Unito con il 63%, Finlandia 62%, Belgio 58%, Spagna 56%, Germania 55%, Svezia, Irlanda e Austria con il 48%.

L’Italia non rientrerà tra i primi 20 neanche nel 2013 quando, secondo le previsioni, la classifica sarà ancora guidata da Corea del Sud con il 93% e Olanda con l’88% e chiusa da Svezia e Austria con il 54%.




Dal Rapporto 2009 Italia Digitale 2.0, emerge che il 92% delle linee è abilitabile alla banda larga, pur persistendo un digital divide notevole soprattutto nelle aree e nei distretti industriali.


Nel 2009, le famiglie italiane con connessione a internet in banda larga hanno superato i 10 milioni, includendo nel conteggio le famiglie connesse in mobile broadband.

Il Rapporto rileva che persiste un digital divide infrastrutturale che coinvolge ancora il 12% della popolazione.

“Più pesante”, sostiene il Presidente Stefano Pileri, Presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, “è il ritardo infrastrutturale per le connessioni con velocità vicine ai 20 MB, di cui sono privi oltre 22 milioni di italiani. Per questo serve un forte sostegno pubblico agli investimenti infrastrutturali degli operatori, peraltro ben descritto e progettato nel Piano Banda Larga del Vice Ministro Paolo Romani”.


Nello stesso Rapporto Italia Digitale 2.0 i numeri confermano ciò che da tempo sappiamo, ovvero che “il digital divide coinvolge anche aspetti socio demografici e culturali". Le famiglie dotate di un PC sono il 52%, mentre solo il 47% della popolazione tra 15 e 74 anni accede tramite internet ai servizi disponibili on line. Per quanto riguarda i collegamenti in mobilità, nella seconda metà del 2008 gli utenti connessi sono stati 6 milioni, ovvero il 28% degli utenti internet a fine anno. Due i cluster principali: business users e giovani.

Tutti i Comuni sono informatizzati, accedono a Internet, perlopiù in banda larga e l’82% ha un sito web.


Poco diffusi i servizi on line, il 59% dei siti comunali si limita ad offrire contenuti informativi, il 37% consente di scaricare moduli e il 4% mette a disposizione applicazioni interattive, quali l’avvio e/o conclusione di pratiche e pagamenti on line.

Il mondo della Sanità - si legge nel Rapporto - "mostra livelli elevati di diffusione dell’Ict, più o meno per tutte le principali piattaforme: internet 100%; banda larga 98%, sito 84%, intranet 81%, cellulare 58% e sistemi di videocomunicazione 15%.


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Tuttavia le opportunità offerte dalle reti in banda larga sono ancora poco sviluppate". Sulla base di confronti internazionali, si stima che con la diffusione della telemedicina si potrebbero ottenere benefici e risparmi dal 2% circa fino al 10% della spesa sanitaria nazionale. (vedi Vodafone mobile internet: promozione naviga gratis in internet con cellulare).

1/3 delle aziende continua a non essere in rete, e tra le microimprese il tasso sale al 43%. Nella fascia di imprese sopra i 50 dipendenti, la diffusione di piattaforme Ict di base rispecchia la media UE27, ma in generale l’innovazione digitale è ancora poco associata alla possibilità di sviluppare il business.

Si stima, infine, il contributo del Settore servizi innovativi e tecnologici all’economia del Paese. “Il Settore - si legge - conta circa 1 milione di imprese e 2,5 milioni di addetti, con un volume di affari di circa 350 miliardi di euro. Una crescita nell’ultimo quinquennio del 33% in termini di investimenti, pari a circa 24 miliardi l’anno, e del 20% in termini di occupati. Nonostante la crisi economica, permane un effetto moltiplicatore, pari a 2,38, su tutto il sistema economico italiano. Il valore aggiunto prodotto direttamente dal settore è pari al 13% del PIL, ma raggiunge il 30% se si valuta il contributo indiretto fornito agli altri settori dell’economia”.


Da più voci emerge l’urgenza di “realizzare un Progetto Paese sistemico, che coinvolga domanda e offerta, indirizzato a superare, progressivamente ma con tempi definiti, il ritardo digitale di tutte le componenti della società civile”.

Nell’erogazione sempre più completa di servizi on line da parte della PA si individua un driver fondamentale, mentre si sollecita una veloce attuazione del Piano egov 2012 e del Piano Banda Larga.


Un punto nodale, si sottolinea, è la predisposizione delle risorse economiche necessarie.


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