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mercoledì 21 ottobre 2009

Barletta (Bat) - Un successo senza età per Renato Zero interprete della musica italiana


Se qualcuno dei vecchi fan pensava ancora di vederlo sul palco versione anni Settanta – Ottanta, “sculettante e glam”come agli esordi della sua carriera, ha invece scoperto che quell’epoca è davvero finita! Ora sul palco dei concerti, partiti dal palasport di Acireale, davanti ad un pubblico di fan entusiasti, c’è solo un artista-uomo che ha il coraggio di denunciare i suoi 59 anni.

Zero in questo concerto abbandona per sempre, la fisicità del suo pop tradizionale. Dopo quell’incidente in scena a Verona nel 2000 in cui si era massacrato una gamba, Renato Zero in maniera intelligente ha il coraggio di comprendere che forse “non ha più l’età”oppure che finalmente è arrivato il momento di farsi apprezzare solo per le sue doti canore. E’ proprio lui infatti, negli ultimi tempi ad affermare soddisfatto: “Le facce del pubblico ora guardano le mie labbra”, “Ho imparato a cantare, non ero all’altezza di quel che scrivevo”.

Quello di Zero è un abbandono compiuto e intenzionale, di un mondo che era punto di riferimento della sua estetica, che viene sostituito con una scelta sontuosa e inedita nella musica italiana. Soprattutto ora, Renato Zero è finalmente padrone di se stesso, redento dalla discografia tradizionale, che aveva voluto ingabbiarlo in una icona, modello di un certo target di riferimento. In questo concerto non c’è spazio per i suoi vecchi successi, tranne che per “Ancora qui” con cui rivendica l’onestà del suo percorso, le notevoli “Inventi” e “Salvami del ’76, per spingersi fino al 1974 con una rara interpretazione di “113”, dove sfoggia un poncho alla Inti Illimani.

Siamo a Barletta in provincia di Bari: un numero illimitato di sorcini di ogni età donne, uomini, giovani vecchi e bambini ha invaso il Paladisfida di Barletta per incontrare nel suo tour che tocca per due giorni la Puglia l’ormai mitico Renato Zero. Una serata da non dimenticare, quella di Barletta, replicata in seconda serata per poter così accontentare le numerosissime richieste di partecipazione dei fan pugliesi e delle regioni confinanti. Un momento in cui il pubblico ha riconsacrato con affetto e simpatia una delle icone della musica italiana nel mondo.

Tutto qui parla del suo ultimo album “Presente”, 300 mila copie vendute a quello stesso “popolo esultante”che lo seguirà in un tour da qui al 22 Dicembre per tutta l’Italia, tanto vicino nel cuore e nell’anima ai fan accorsi a Barletta. Sul vasto palco, sormontato da sequenze argentee e sprazzi di luce cadenzati dal ritmo della musica incalzante con i musicisti all’opera, Renato non sa, però rinunciare ai suoi proverbiali completino glamour, ma questa volta “da mezza età”: giacche lunghe e bombetta coordinata, che ricordano i suoi esordi quando le indossava accanto alla Martini e alla Bertè: nero, bianco, perfino rosso sgargiante e grigio con paillettes nel finale, mentre con un pubblico in delirio canta: “I migliori anni della nostra vita”.

Le nostalgie sono ricorrenti per tutto il concerto anche se non apertamente declamate. Al termine di ogni canzone Renato Zero riappare dal centro del palcoscenico, dopo il rituale cambio di costume, che la gente piacevolmente si aspetta. Zero finisce per prenderci gusto e completa con l’osare anche con una tunica bianca alla Ratzinger, per “Il sole che non vedi”dedicata alla fede.

Per l’intero spettacolo, circa due ore e mezza, continua a sfilare grandissima parte di “Presente”, l’ultimo lavoro, che comprende anche una “dedica un pò così” su “Professore”, dove rivendica di essersi fatto da solo fuori dalla scuola, soprattutto rivolgendosi ai giovani di cui dichiara di apprezzare creatività e spirito innovativo.

A coadiuvare il lavoro di Renato Zero sul palco c’è l’ottima band di 7 autentici numeri uno della vecchia guardia (come Mark Harris alle tastiere, Melotti alla batteria, Iermano alle percussioni), si aggiunge una mega orchestra di 26 elementi, la Prato Ensemble diretta dal maestro Renato Serio.

Insomma Zero non ha badato sicuramente a spese, se lo paragoniamo ad alcuni suoi colleghi che l’orchestra l’hanno presentata solo in video.

Rosa Colombo

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