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lunedì 5 ottobre 2009

Voto irlandese: Movimento Federalista Europeo:la Repubblica Ceca deve scegliere: dentro o fuori! Basta con i ricatti!

La netta vittoria del sì nel referendum in Irlanda apre la via ad una ratifica definitiva del Trattato di Lisbona. Con il sì dell’Irlanda, tutti i popoli dell’UE (direttamente tramite referendum o indirettamente attraverso un voto dei rispettivi Parlamenti) si sono pronunciati a favore del Trattato di Lisbona.
I Presidenti euroscettici della Polonia e della Repubblica Ceca, la cui firma è l’elemento mancante per completare il processo di ratifica, non hanno più argomenti per bloccare l’entrata in vigore del Trattato. Eppure Vaclav Klaus ha dichiarato che la sua firma non è all'ordine del giorno. Il piano del Presidente ceco è noto: ritardare la ratifica fino alle elezioni inglesi, con la speranza che i conservatori, una volta tornati al potere, affossino il Trattato.
Per due volte di seguito i governi europei si sono dimostrati imprevidenti ed insipienti, sottoponendo ad una ratifica unanime prima la Costituzione europea e poi il Trattato di Lisbona. Se ora accettano il ricatto di un solo uomo, si espongono al ridicolo. La Repubblica ceca sia posta di fronte ad una alternativa secca: o completa la ratifica con la firma del Presidente o esce dall'Unione.
Per evitare il ripetersi di simili vicende, in futuro bisognerà prendere altre strade. Il Trattato di Lisbona è un passo nella giusta direzione. Infatti, anche se ha abbandonato ogni riferimento al linguaggio costituzionale, esso sviluppa la costituzionalizzazione e la democratizzazione dell’UE: la Carta dei diritti assume valore vincolante, le materie assegnate alla codecisione tra Parlamento e Consiglio passano dal 60% al 90%, si introducono le cariche permanenti del Presidente del Consiglio europeo e di un quasi-ministro degli esteri. L'Unione europea rimane però senza un governo e senza una Costituzione, dunque un organismo poco efficiente e poco democratico. Per trasformarla in una federazione occorre farla finita con il diritto di veto in settori cruciali come la politica estera, la fiscalità e, soprattutto, la revisione dei Trattati. Affidarsi anche in futuro alle ratifiche unanimi significa impedire all'Unione di riformarsi e di rispondere alle sfide del nostro tempo.
Avanti verso un Governo ed una Costituzione europea!
Per informazioni: +393408740616
Il Movimento Federalista Europeo (www.mfe.it)
Il Movimento Federalista Europeo è stato fondato a Milano il 27-28 agosto 1943 da un gruppo di antifascisti raccolti intorno ad Altiero Spinelli. I principi sulla base dei quali esso è nato sono contenuti nel Manifesto di Ventotene, elaborato nel 1941 dallo stesso Spinelli, con la collaborazione di Ernesto Rossi e Eugenio Colorni. L'analisi e le proposte politiche contenute nel Manifesto si basano sulla presa di coscienza della crisi dello stato nazionale - ritenuto la causa principale delle guerre mondiali e dell'affermazione del nazifascismo - e sulla convinzione che solo il superamento della sovranità assoluta degli Stati attraverso la creazione di una Federazione europea avrebbe assicurato la pace in Europa. L’MFE si differenzia radicalmente dai modelli normali di organizzazione politica, i partiti e i gruppi di pressione. Diversamente dai gruppi di pressione, che cercano solo vantaggi particolari per gruppi particolari senza modificare necessariamente l'assetto dei poteri costituiti e a differenza dei partiti, che hanno come quadro privilegiato di azione il quadro nazionale, l’MFE esercita un’iniziativa politica autonoma rivolta alla fondazione di uno Stato nuovo, la Federazione europea.
Il 21 maggio 2006 in occasione della sua prima visita ufficiale a Ventotene il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano dichiarò che “per rilanciare l’idea di Europa c’è bisogno dell’impulso dei giovani, il cui sentire europeo si è fatto naturale e profondo, e nell’avanguardia della Gioventù Federalista Europea ( la sezione giovanile del Movimento Federalista Europeo) la molla più forte”.


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