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venerdì 1 maggio 2009

Bari – ‘Aspettando il Festival’ con Valeria Golino


Arriva a Bari la terza edizione di Aspettando il Festival, manifestazione organizzata da Fondazione Cinema per Roma, Alice nella Città in collaborazione con il mensile 'Ciak' - Levis e con il sostegno dell’Apulia Film Commission.

Abbiamo incontrato questo pomeriggio, nella sala conferenze della Gazzetta del Mezzogiorno, una simpatica e disponibile Valeria Golino che in un incontro informale moderato da Oscar Iarussi si è resa disponibile a rispondere a tutte le domande poste dai presenti, rappresentati anche da sette giovani provenienti dall’Accademia del Cinema dei ragazzi di Enziteto.

In mattinata l’attrice napoletana ha avuto un incontro con gli studenti dell’istituto tecnico commerciale linguistico ‘Marco Polo’, dove ha presentato ai ragazzi il film del regista francese François Truffaut “La signora della porta accanto”(1981).

Per l’appunto la prima domanda è stata : perché ha scelto proprio questo film?R.: Perché mi è venuto subito in mente anche se non è uno dei miei preferiti. Forse perché la prima volta che l’ho visto a 16 anni, corrispondeva all’età dei ragazzi che lo avrebbero visionato.
A 16 anni mi aveva emozionato, mi sembrava un film semplice da vedere anche se sofisticato e ricercato.

L’ho rivisto il mese scorso e mi è piaciuto molto e anche se è un film di 28 anni fa, personalmente non l’ho trovato datato.
Ma ho capito che non ha sortito lo stesso effetto su i giovani di oggi anzi pare che non sia piaciuto.

D.: Perché secondo lei non è stato gradito?

R.: Forse perché non siamo più abituati a vedere film intimisti e romanticissimi, dove i veri protagonisti sono Eros e Thanos , dove si esprimono i sentimenti estremi.
Film che non si producono più, perché si ha paura di incorrere nel melodramma. Oggi siamo tutti un po’ paurosi e per questo motivo si è trovato una via di mezzo per fare un “cinimello”. Una paura che inizia dalle sceneggiature, dai produttori preoccupati solo alla gradevolezza della pellicola e non tanto nei contenuti. Ci muoviamo attraverso degli argini trascendendo la nostra realtà.

D.: Come costruisci un personaggio rispetto alla pagina scritta?

R.: Il regista con cui lavori ti da una direzione e di volta in volta l’attore si adatta. Poiché non ho frequentato alcun tipo di scuola artistica, porto i miei dubbi in scena. Ad esempio nel film “Giulia non esce la sera” di Giuseppe Piccioni, il mio personaggio è un’atleta, un insegnante di nuoto, ma anche una donna in libertà vigilata. Per interpretarlo e renderlo credibile ho lavorato molto sia a livello fisico, frequentando tutti i giorni una piscina, sia a livello emotivo, poiché ho avuto contatto con donne in stato di detenzione. Questa commistione mi ha aiutato molto.

D.: Nel personaggio carica le sue emozioni dal di fuori?

R.: Mi comporto da filtro tra le mie esperienze e trascendo da me stessa. L’esperienza, i ricordi possono essere d’aiuto ma non porto mai il personaggio fuori dal set.

D.: Qual è l’emozione che riesci a trasmettere?

R.: Credo di trasmettere l’innocenza. Mi riesce naturale e non lo dico con presunzione, perché è qualcosa che va al di là del talento, dipende da come sei fatto.
Per questo spesso mi scelgono per fare personaggi di “eroine ambigue” personaggi riprovevoli, sfuggenti ma che lo spettatore alla fine ama, perché trasmettono un emozione.
Al contrario io preferire interpretare un personaggio crudele. Mi piacerebbe essere una Faye Dunaway, fredda, ambiziosa dal punto di vista della letteratura.

D.: Ha mai avuto paura sul set?

R.: Paura di fare una brutta figura, perché non sono molto sicura, senza però rendere partecipe tutti di questo mio travaglio. Molti attori invece si sentono più creativi se trasmettano tensione. Io ho troppo pudore e sono consapevole che la certezza e la soddisfazione non mi appartengono.

D.: Qual è la funzione del Cinema?

R.: Riuscire a raccontare senza moralismo, come il film “Gomorra”, un opera cinematografica che ha uno stile e un’idea, questo è il cinema.
Non deve fare lezione, deve farti divertire, farti pensare, farti fare delle connessioni, senza un preciso messaggio.

D.: E la televisione, faresti mai delle fiction?

R.: No mai. Quello che si vede in TV non mi piace. Mi sento responsabile in prima persona che non si faccia buona televisione. Perché il vero problema siamo noi che restiamo inerti. Io che per prima demonizzo la Tv, dovrei avere il coraggio ed imporre nuove idee.

Ma Valerio Golino, una delle poche attrice italiane, conosciuta ed apprezzata a livello internazionale, la possiamo ammirare ancora una volta a giugno nelle sale cinematografiche con il film “Cash” di Eric Besnad, con Jean Reno e Jean Dujardin.

Anna deMarzo

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