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giovedì 20 marzo 2008

I dirigenti di Bassolino.

Una mandria costruita secondo le

logiche bolsceviche.


Disavventura di una “poveraccia” che ha avuto il torto di sentirsi Icaro.


Faraoniche sedi di rappresentanza in

Italia e all’estero, prebende attinte dalla “borsa pubblica” elargite ad artistucoli e saltimbanchi dalle dubbie “capacità”.

Questa per anni è stata l’immagine pacchiana di un bifolco salito.



I dirigenti di Bassolino.

Una mandria costruita secondo le
logiche bolsceviche.

Disavventura di una “poveraccia” che ha avuto il torto di sentirsi Icaro.


L’impegno preso di denunciare o raccontare, anche in maniera scherzosa, le malefatte o l’inadeguatezza dei cosiddetti dirigenti regionali cresciuti all’ombra di Bassolino che, perseguendo la logica dell’occupazione della cosa pubblica, ha sempre collocato “commissarietti” politici possibilmente di non grande spessore intellettivo, continua. Questa volta racconteremo di una pseudo dirigente della vasta area della formazione professionale, di quel settore, per intenderci, dell’amministrazione regionale praticamente privato delle funzioni per far spazio ai tanti piccoli faccendieri della galassia comunista che, al seguito della stella bassoliniana, si sono improvvisati gestori di un qualcosa che non avevano mai saputo fare se non malamente.
Torniamo alla nostra piccola eroina (piccola per pochezza di capacità, eroina perché pronta al sacrificio per “la causa” di partito s’intende). Nata semplice impiegata dell’amministrazione, senza specifiche competenze, cresce alla segreteria di un anonimo consigliere regionale, con la vocazione della passionaria strapaesana di estrema sinistra; conquista, grazie ad un concorso “bassoliniano” (che sarebbe tutto da guardare con l’ingranditore della magistratura) l’agognata qualifica di dirigente. Chiamata alla responsabilità di un Settore, grazie al suo compagno di partito assessore pro tempore, inizia, lautamente pagata, il suo percorso-“calvario”. Poveretta!, senza il suffragio di competenze, nel giro di qualche mese, incappa, da prima, nell’ostracismo dei direttori di Centro, rotti navigatori, che di lei avrebbero potuto farne polpette ma che, al limite della pensione, hanno preferito che si facesse male da sola, con il gusto un tantino malvagio di chi si diverte a veder cadere l’avversario di turno, ineluttabile vittima della propria ignoranza. In quanto dirigente, grazie a personaggi di malaffare, di cui si era improvvidamente circondata, incappa, nelle attenzione della magistratura inquirente per una vicenda di mazzette richieste dai funzionari, a lei più prossimi, al fine di rendere più soft i monitoraggi e le revisioni amministrative-contabili; riconferma nelle posizioni organizzative, malamente distribuite dai suoi predecessori, funzionari al limite della incapacità i cui meriti sono dettati unicamente dall’appartenenza di bottega; distribuisce gli incarichi per le presidenze di commissioni esaminatrici omettendo i criteri di competenza necessari per le nomine; gestisce in maniera pressappochista il suo ufficio non dando alcun riscontro scritto alle giuste istanze sollevate, nella piena legittimità, dai suoi più diligenti ed accorti funzionari; lasciandosi andare, forte della sua appartenenza politica, a vere e proprie campagne persecutorie determinando, in alcuni di essi, gravi stati di risentimento psicofisico sfociati nella scelta del pensionamento anticipato. Questo è uno dei tanti esempi di cattiva dirigenze.

COMITATO PROMOTORE della
“ROSA BIANCA di Napoli”
larosabianca.napoli@libero.it

Questo Post è pubblicato su “IL BLOG DEL CONFRONTO” all’indirizzo www.blogdelconfronto.it

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