Domenica 10 maggio 2009 il Comune di Bagnaria, il Comune di Val di Nizza, il Comune di Ponte Nizza, l'Associazione "La Pietra Verde ", in collaborazione con la Provincia di Pavia, il Museo civico di Voghera e l'Associazione Culturale "Amici di Poggio Ferrato", nell'ambito del progetto "Voler bene all’Italia"
Organizzano:
...Dalla Vecchia Ferrovia… alle Grotte di S.Ponzo…
Escursione: Ponte Nizza - San. Ponzo Semola – Grotte di San Ponzo – Bagnaria - Ponte Nizza
Programma:
Ritrovo ore 9,30 presso la Piazza Italo Pietra di Ponte Nizza.
Escursione lungo una parte del vecchio tracciato ferroviario: Voghera-Varzi, risalita alle Grotte di San Ponzo Semola e ritorno.
Lunghezza dell’itinerario km 9 andata e ritorno.
Si consiglia: Scarpe da Trekking o tennis e pranzo al sacco.
Dal paese di Ponte Nizza, si segue per circa 1 km in direzione Varzi, il vecchio tracciato ferroviario Voghera-Varzi.
Dopo circa 30 minuti di cammino dal paese, si arriva alla piccola località di San Ponzo Semola, dall’antica chiesa si attraversa tutto il caratteristico paese. Merita infatti di essere osservato questo vecchio paese costruito completamente in pietra, la roccia usata per la costruzione è arenaria e cioè sabbia cementata nei milioni di anni, estratta proprio dal Rio Semola che costeggia in parte il sentiero che seguiremo.
Per circa 3 chilometri si percorre una strada inghiaiata che conduce alle Grotte di San. Ponzo a m. 580 s.l.m., questi anfratti, scavati nei milioni di anni dalle infiltrazioni dell’acqua, hanno formato alcune cavità di notevoli dimensioni, permettendo addirittura la costruzione di una piccola chiesetta all’interno di una delle grotte, luogo dove il Santo, scelse di vivere, tra questi boschi, come eremita.
Questa zona nella parte alta del Monte Vallassa m. 752 s.l.m. è zona archeologica, infatti la località di Guardamonte, rappresenta il sito archeologico più interessante della Valle Staffora, offrendo la possibilità di effettuare un viaggio a ritroso nel corso della storia locale. Grazie al ritrovamento dei vari reperti archeologici il sito mette in luce il susseguirsi delle differenti fasi insediative del luogo, tracciando una storia che, dal Neolitico, giunge sino all’epoca romana.
Il percorso prosegue e accompagnati da numerosissimi muri a secco (utilizzati un tempo per delimitare i confini di proprietà) e lasciati alle nostre spalle splendidi boschi di castagno, il percorso scende velocemente, conducendoci nei pressi del paese di Bagnaria, dove, attraversato il ponte sul Torrente Staffora si incrocia nuovamente il vecchio tracciato ferroviario che conduce in direzione Nord verso Ponte Nizza meta conclusiva della nostra escursione.
La Storia:Dopo circa 30 minuti di cammino dal paese, si arriva alla piccola località di San Ponzo Semola, dall’antica chiesa si attraversa tutto il caratteristico paese. Merita infatti di essere osservato questo vecchio paese costruito completamente in pietra, la roccia usata per la costruzione è arenaria e cioè sabbia cementata nei milioni di anni, estratta proprio dal Rio Semola che costeggia in parte il sentiero che seguiremo.
Per circa 3 chilometri si percorre una strada inghiaiata che conduce alle Grotte di San. Ponzo a m. 580 s.l.m., questi anfratti, scavati nei milioni di anni dalle infiltrazioni dell’acqua, hanno formato alcune cavità di notevoli dimensioni, permettendo addirittura la costruzione di una piccola chiesetta all’interno di una delle grotte, luogo dove il Santo, scelse di vivere, tra questi boschi, come eremita.
Questa zona nella parte alta del Monte Vallassa m. 752 s.l.m. è zona archeologica, infatti la località di Guardamonte, rappresenta il sito archeologico più interessante della Valle Staffora, offrendo la possibilità di effettuare un viaggio a ritroso nel corso della storia locale. Grazie al ritrovamento dei vari reperti archeologici il sito mette in luce il susseguirsi delle differenti fasi insediative del luogo, tracciando una storia che, dal Neolitico, giunge sino all’epoca romana.
Il percorso prosegue e accompagnati da numerosissimi muri a secco (utilizzati un tempo per delimitare i confini di proprietà) e lasciati alle nostre spalle splendidi boschi di castagno, il percorso scende velocemente, conducendoci nei pressi del paese di Bagnaria, dove, attraversato il ponte sul Torrente Staffora si incrocia nuovamente il vecchio tracciato ferroviario che conduce in direzione Nord verso Ponte Nizza meta conclusiva della nostra escursione.
la ferrovia Voghera-Varzi partiva da Voghera e, attraversando le colline, percorreva tutta la Valle Staffora sino a raggiungere Varzi.
Per circa trentacinque anni, dagli inizi degli anni ’30 fino alla metà degli anni ’60, ai margini della pianura correva questo trenino che da Voghera a Varzi effettuava una decina di fermate: serviva per i pendolari diretti dalla Valle Staffora verso Voghera o Milano e i turisti che nei week-end o nel periodo estivo volevano raggiungere l’alta Valle Staffora: la decisione di realizzare una ferrovia era stata presa con l’intento di offrire nuovi collegamenti tra la montagna e la pianura e anche per far fronte all’ormai crescente industrializzazione dei centri metropolitani.
La ferrovia della Valle Staffora percorreva 32 Km: il capolinea di Voghera si trovava adiacente alla Stazione delle Ferrovie dello Stato.
Il capolinea di Voghera, con la propria stazione, si inseriva nella piazza che ospita il fabbricato F.S. il minuscolo edificio era munito di sala d’attesa, biglietteria e bar.
Proseguendo, la linea correva parallela ai binari della Voghera – Piacenza , attraversato il Torrente Staffora, e superata la Statale n° 10 per Piacenza su apposito cavalcavia, raggiungeva la fermata di Torrazza Coste, la stazione di Codevilla e successivamente quella di Retorbido. Procedendo si giungeva al paese di Rivanazzano entrando nella valle del Torrente Staffora e in pochi minuti a Salice Terme.
Prima di arrivare a Godiasco si costeggiava il deposito militare per carburanti, a cui la linea si accordava, dalla stazione di Godiasco la linea avanzava parallela alla riva destra del Torrente Staffora, in un paesaggio collinare arricchito da boschi, vigneti e coltivazioni, incontrando le fermate di San Desiderio, Pozzol Groppo, Cecima, la stazione di Ponte Nizza, San Ponzo, la stazione di Bagnaria e l’ultimo impianto di Ponte Crenna.
Cinquanta minuti dopo aver lasciato Voghera si incontrava infine il capolinea di Varzi.
La stazione di Varzi era attrezzata, oltre che del fabbricato viaggiatori e dell’ampio piazzale, di rimessa per la sosta notturna dei rotabili e di dormitorio per il personale.
I 32 chilometri di linea e tutti i raccordi erano elettrificati in corrente continua, avente una tensione nominale di tremila Volt con un'unica sottostazione di trasformazione e conversione attrezzata tramite due gruppi mutatori a vapori di mercurio, costruita dal Tecnomasio Italiano Brown Boveri nell’anno 1931; essa disponeva di una potenza pari a 1.800 KW: l’impianto di refrigerazione era ad acqua in circuito sigillato.
Tutto il complesso era posto fra le stazioni di Salice Terme e Godiasco, collegato a quest’ultima località per mezzo di un apposito raccordo.
L’alimentazione primaria veniva derivata dalla rete ENEL, con uno specifico elettrodotto proveniente dalla Centrale di Tortona, recante energia alla tensione nominale di cinquantamila Volt e frequenza di quarantadue periodi.
Il filo di contatto era in rame, il cui diametro era pari a 11 millimetri, sostenuto da una fune portante in acciaio zincato avente un diametro di 9 mm.
La sospensione avveniva mediante catenaria contrappesata in linea: nelle stazioni e su parte dei raccordi industriali veniva adottata quella trasversale semplice, di origine tipicamente tranviaria. Il tutto era sostenuto da pali in ferro modellati a doppio “T” NP 220, mentre tralicci a sezione quadra servivano per i punti di ancoraggio. Nel complesso si contavano 871 pali.
La linea aerea era garantita contro cortocircuiti, sovraccarichi ed eventi accidentali da interruttori extrarapidi, scaricatori di tensione e sezionatori di linea e di stazione.
Il 31 luglio 1966 il treno compie il suo ultimo viaggio dopo trentacinque anni di servizio. A tarda sera il locomotore con a bordo alcuni passeggeri parte dal capolinea di Varzi e giunge a Voghera. Poi parte per il deposito. E’ la fine di una lunga, bellissima storia.
Note naturalistiche:
i boschi che circondano tutta la zona, sono tra i più belli di tutto l’Oltrepò; si possono osservare castagni secolari di grandi dimensioni di età approssimativa ai 500 anni, mentre le rocce delle Grotte, sono le arenarie del Monte Vallassa, rocce deposte in milioni di anni che rappresentano un libro da sfogliare e scoprire. Si possono infatti vedere i depositi e i fossili lasciati dal mare quando era tranquillo e i fini sedimenti che si depositavano lentamente nel fondale, oppure cosa trasportavano a riva le tremende tempeste che di tanto in tanto sconvolgevano la vita tranquilla degli organismi che popolavano la costa.
La Fauna:
Faina, Scoiattolo, Volpe, Tasso e Capriolo, seppur molto difficili da osservare direttamente, ci lasciano svariate tracce che testimoniano la loro presenza, mentre più facile è vedere o ascoltarne i canti ed i richiami, il Picchio rosso maggiore, il Picchio rosso minore, il Picchio verde, il Rampichino e poi lo Sparviero e la Poiana, il Fringuello e 4 specie di Cince (Cinciarella, Cinciallegra, Cincia Bigia e Cincia Mora), solo per citarne alcuni.
In alcuni tratti la presenza del Cinghiale è notevole, come testimoniano le numerose impronte sul terreno; la quantità di castagne ed il rifugio offerto dalla quasi inaccessibile gola scavata dal rio Semola, offrono infatti nutrimento e relativa sicurezza a questo ungulato, sopratutto nei mesi invernali.
Per circa trentacinque anni, dagli inizi degli anni ’30 fino alla metà degli anni ’60, ai margini della pianura correva questo trenino che da Voghera a Varzi effettuava una decina di fermate: serviva per i pendolari diretti dalla Valle Staffora verso Voghera o Milano e i turisti che nei week-end o nel periodo estivo volevano raggiungere l’alta Valle Staffora: la decisione di realizzare una ferrovia era stata presa con l’intento di offrire nuovi collegamenti tra la montagna e la pianura e anche per far fronte all’ormai crescente industrializzazione dei centri metropolitani.
La ferrovia della Valle Staffora percorreva 32 Km: il capolinea di Voghera si trovava adiacente alla Stazione delle Ferrovie dello Stato.
Il capolinea di Voghera, con la propria stazione, si inseriva nella piazza che ospita il fabbricato F.S. il minuscolo edificio era munito di sala d’attesa, biglietteria e bar.
Proseguendo, la linea correva parallela ai binari della Voghera – Piacenza , attraversato il Torrente Staffora, e superata la Statale n° 10 per Piacenza su apposito cavalcavia, raggiungeva la fermata di Torrazza Coste, la stazione di Codevilla e successivamente quella di Retorbido. Procedendo si giungeva al paese di Rivanazzano entrando nella valle del Torrente Staffora e in pochi minuti a Salice Terme.
Prima di arrivare a Godiasco si costeggiava il deposito militare per carburanti, a cui la linea si accordava, dalla stazione di Godiasco la linea avanzava parallela alla riva destra del Torrente Staffora, in un paesaggio collinare arricchito da boschi, vigneti e coltivazioni, incontrando le fermate di San Desiderio, Pozzol Groppo, Cecima, la stazione di Ponte Nizza, San Ponzo, la stazione di Bagnaria e l’ultimo impianto di Ponte Crenna.
Cinquanta minuti dopo aver lasciato Voghera si incontrava infine il capolinea di Varzi.
La stazione di Varzi era attrezzata, oltre che del fabbricato viaggiatori e dell’ampio piazzale, di rimessa per la sosta notturna dei rotabili e di dormitorio per il personale.
I 32 chilometri di linea e tutti i raccordi erano elettrificati in corrente continua, avente una tensione nominale di tremila Volt con un'unica sottostazione di trasformazione e conversione attrezzata tramite due gruppi mutatori a vapori di mercurio, costruita dal Tecnomasio Italiano Brown Boveri nell’anno 1931; essa disponeva di una potenza pari a 1.800 KW: l’impianto di refrigerazione era ad acqua in circuito sigillato.
Tutto il complesso era posto fra le stazioni di Salice Terme e Godiasco, collegato a quest’ultima località per mezzo di un apposito raccordo.
L’alimentazione primaria veniva derivata dalla rete ENEL, con uno specifico elettrodotto proveniente dalla Centrale di Tortona, recante energia alla tensione nominale di cinquantamila Volt e frequenza di quarantadue periodi.
Il filo di contatto era in rame, il cui diametro era pari a 11 millimetri, sostenuto da una fune portante in acciaio zincato avente un diametro di 9 mm.
La sospensione avveniva mediante catenaria contrappesata in linea: nelle stazioni e su parte dei raccordi industriali veniva adottata quella trasversale semplice, di origine tipicamente tranviaria. Il tutto era sostenuto da pali in ferro modellati a doppio “T” NP 220, mentre tralicci a sezione quadra servivano per i punti di ancoraggio. Nel complesso si contavano 871 pali.
La linea aerea era garantita contro cortocircuiti, sovraccarichi ed eventi accidentali da interruttori extrarapidi, scaricatori di tensione e sezionatori di linea e di stazione.
Il 31 luglio 1966 il treno compie il suo ultimo viaggio dopo trentacinque anni di servizio. A tarda sera il locomotore con a bordo alcuni passeggeri parte dal capolinea di Varzi e giunge a Voghera. Poi parte per il deposito. E’ la fine di una lunga, bellissima storia.
Note naturalistiche:
i boschi che circondano tutta la zona, sono tra i più belli di tutto l’Oltrepò; si possono osservare castagni secolari di grandi dimensioni di età approssimativa ai 500 anni, mentre le rocce delle Grotte, sono le arenarie del Monte Vallassa, rocce deposte in milioni di anni che rappresentano un libro da sfogliare e scoprire. Si possono infatti vedere i depositi e i fossili lasciati dal mare quando era tranquillo e i fini sedimenti che si depositavano lentamente nel fondale, oppure cosa trasportavano a riva le tremende tempeste che di tanto in tanto sconvolgevano la vita tranquilla degli organismi che popolavano la costa.
La Fauna:
Faina, Scoiattolo, Volpe, Tasso e Capriolo, seppur molto difficili da osservare direttamente, ci lasciano svariate tracce che testimoniano la loro presenza, mentre più facile è vedere o ascoltarne i canti ed i richiami, il Picchio rosso maggiore, il Picchio rosso minore, il Picchio verde, il Rampichino e poi lo Sparviero e la Poiana, il Fringuello e 4 specie di Cince (Cinciarella, Cinciallegra, Cincia Bigia e Cincia Mora), solo per citarne alcuni.
In alcuni tratti la presenza del Cinghiale è notevole, come testimoniano le numerose impronte sul terreno; la quantità di castagne ed il rifugio offerto dalla quasi inaccessibile gola scavata dal rio Semola, offrono infatti nutrimento e relativa sicurezza a questo ungulato, sopratutto nei mesi invernali.