Credo che a simili argomenti si debba replicare facendo ricorso soprattutto alle "armi", efficacissime in questi casi, del sarcasmo e dell'ironia.
Pertanto, se mi è consentito replicare, mi piacerebbe rispondere postando un breve intervento, a sfondo satirico, che scrissi qualche tempo fa, esattamente all'epoca, non molto remota, del ministro Mor-Attila. La quale, col senno di poi, si è rivelata davvero una dilettante, persino maldestra, rispetto all'attuale ministro, molto più abile e specializzata nel devastare e cancellare quanto di buono esiste nella scuola italiana. Segue l'articolo.
L’AZIENDUOLA
Ormai sono cosciente di lavorare in un’azienda!... ( che cosa mostruosa...chiedilo a quei milioni di persone che lo fanno? NDR)
Quando, anni fa, decisi di fare l’insegnante e fui assunto nella scuola in quel ruolo, non immaginavo certo di dover operare in un’azienda.( perchè è una brutta cosa?NDR) Anzi, ero convinto che il mondo della scuola fosse totalmente estraneo ed immune da ogni logica capitalista.( Perchè il modo in cui viviamo su cosa si basa? NDR) Anche per questo scelsi l’insegnamento, che reputavo una professione creativa e pensavo offrisse molto tempo libero, ( ecco perchè..lo dica, lodica...) un bene più prezioso del denaro.
A distanza di anni dal mio esordio lavorativo, eccomi catapultato in un ingranaggio di fabbricazione industriale, con la differenza che nella scuola non si producono merci di consumo.
L’AZIENDUOLA
Ormai sono cosciente di lavorare in un’azienda!... ( che cosa mostruosa...chiedilo a quei milioni di persone che lo fanno? NDR)
Quando, anni fa, decisi di fare l’insegnante e fui assunto nella scuola in quel ruolo, non immaginavo certo di dover operare in un’azienda.( perchè è una brutta cosa?NDR) Anzi, ero convinto che il mondo della scuola fosse totalmente estraneo ed immune da ogni logica capitalista.( Perchè il modo in cui viviamo su cosa si basa? NDR) Anche per questo scelsi l’insegnamento, che reputavo una professione creativa e pensavo offrisse molto tempo libero, ( ecco perchè..lo dica, lodica...) un bene più prezioso del denaro.
A distanza di anni dal mio esordio lavorativo, eccomi catapultato in un ingranaggio di fabbricazione industriale, con la differenza che nella scuola non si producono merci di consumo.
(No si producono cultura e capacità gestinali NDR) Del resto, non mi pare di aver ricevuto una preparazione idonea ad un’attività manifatturiera (Che peccato ... NDR)- ma si sa, viviamo nell’era della “flessibilità”… ( e cosa centra?)
Ormai sento sempre più spesso adoperare un lessico tipicamente imprenditoriale: ( orrore che cosa tremenda NDR) termini e locuzioni come “economizzare”,( vuol dire risparmiare) “profitto” ( vuol dire ottenere risultati), “utenza”, “competitività”, “produttività”, “tagliare i rami secchi” e via dicendo,( sono sante perole che possono salvare questa povera Italia NDR) sono diventati di uso assai comune,( per fortuna era quasi or NDR) soprattutto tra i cosiddetti “dirigenti scolastici” che non sono più esperti di psico-pedagogia e didattica, ma pretendono di essere considerati “presidi-manager”. Perlomeno, in tanti si proclamano e si reputano “manager”, ma sono in pochi a saper decidere abilmente come e perché spendere i soldi, laddove ci sono. ( su questo sono d'accordo...via anche i manager inetti NDR)
Inoltre, anche nella Scuola Pubblica si sono ormai affermati tipi di organigramma e metodi di gestione mutuati dalla struttura manageriale dell’impresa neocapitalista.( per fortuna NDR) All’interno di questo assetto gerarchico sono presenti vari livelli di comando e subordinazione. ( non è forse così che finziona il sitema?NDR)
Si pensi, ad esempio, al “collaboratore-vicario” che, stando all’attuale normativa, viene designato dall’alto, direttamente dal dirigente (prima, invece, era il Collegio dei docenti che eleggeva democraticamente, cioè dal basso, i suoi referenti, a supportare il preside nell’incarico direttivo). Si pensi alle R.S.U., ossia i rappresentanti sindacali che sono eletti dal personale lavorativo, docente e non docente. Si pensi alle “funzioni strumentali”, ossia le ex “funzioni-obiettivo”.
In altri termini, si cerca di emulare, in maniera comunque maldestra, la mentalità economicistica, i sistemi ed i rapporti produttivi, i comportamenti e gli schemi psicologici, la terminologia e l’apparato gerarchico, di chiara provenienza industriale, all’interno di un ambiente come la Scuola Pubblica, cioè nel contesto di un’istituzione statale che dovrebbe perseguire come suo fine supremo “la formazione dell’uomo e del cittadino” così come detta la nostra Costituzione (altro che fabbricazione di merci).
E’ evidente a tutte le persone dotate di buon senso o di raziocinio, che si tratta di uno scopo diametralmente opposto a quello che è l’interesse primario di un’azienda, cioè il profitto economico privato.
La Mor-Attila (oggi la Gelmini) e i vari “manager” della scuola, in buona o in mala fede confondono tali obiettivi, alterando e snaturando il senso originario dell’azione educativa, una funzione che è sempre più affine a quella di un’agenzia di collocamento o, peggio ancora, a quella di un’ area di parcheggio per disoccupati permanenti.
Perché nessuno mi ha avvertito quando feci il mio ingresso nella scuola? Probabilmente, qualcuno potrebbe obiettare: “Ora che lo sai, perché non te ne vai?”. Ma questa sarebbe un’obiezione aziendalista e come tale la rigetto! ( certo è troppo comodo...NDR)
Lucio Garofalo
Ormai sento sempre più spesso adoperare un lessico tipicamente imprenditoriale: ( orrore che cosa tremenda NDR) termini e locuzioni come “economizzare”,( vuol dire risparmiare) “profitto” ( vuol dire ottenere risultati), “utenza”, “competitività”, “produttività”, “tagliare i rami secchi” e via dicendo,( sono sante perole che possono salvare questa povera Italia NDR) sono diventati di uso assai comune,( per fortuna era quasi or NDR) soprattutto tra i cosiddetti “dirigenti scolastici” che non sono più esperti di psico-pedagogia e didattica, ma pretendono di essere considerati “presidi-manager”. Perlomeno, in tanti si proclamano e si reputano “manager”, ma sono in pochi a saper decidere abilmente come e perché spendere i soldi, laddove ci sono. ( su questo sono d'accordo...via anche i manager inetti NDR)
Inoltre, anche nella Scuola Pubblica si sono ormai affermati tipi di organigramma e metodi di gestione mutuati dalla struttura manageriale dell’impresa neocapitalista.( per fortuna NDR) All’interno di questo assetto gerarchico sono presenti vari livelli di comando e subordinazione. ( non è forse così che finziona il sitema?NDR)
Si pensi, ad esempio, al “collaboratore-vicario” che, stando all’attuale normativa, viene designato dall’alto, direttamente dal dirigente (prima, invece, era il Collegio dei docenti che eleggeva democraticamente, cioè dal basso, i suoi referenti, a supportare il preside nell’incarico direttivo). Si pensi alle R.S.U., ossia i rappresentanti sindacali che sono eletti dal personale lavorativo, docente e non docente. Si pensi alle “funzioni strumentali”, ossia le ex “funzioni-obiettivo”.
In altri termini, si cerca di emulare, in maniera comunque maldestra, la mentalità economicistica, i sistemi ed i rapporti produttivi, i comportamenti e gli schemi psicologici, la terminologia e l’apparato gerarchico, di chiara provenienza industriale, all’interno di un ambiente come la Scuola Pubblica, cioè nel contesto di un’istituzione statale che dovrebbe perseguire come suo fine supremo “la formazione dell’uomo e del cittadino” così come detta la nostra Costituzione (altro che fabbricazione di merci).
E’ evidente a tutte le persone dotate di buon senso o di raziocinio, che si tratta di uno scopo diametralmente opposto a quello che è l’interesse primario di un’azienda, cioè il profitto economico privato.
La Mor-Attila (oggi la Gelmini) e i vari “manager” della scuola, in buona o in mala fede confondono tali obiettivi, alterando e snaturando il senso originario dell’azione educativa, una funzione che è sempre più affine a quella di un’agenzia di collocamento o, peggio ancora, a quella di un’ area di parcheggio per disoccupati permanenti.
Perché nessuno mi ha avvertito quando feci il mio ingresso nella scuola? Probabilmente, qualcuno potrebbe obiettare: “Ora che lo sai, perché non te ne vai?”. Ma questa sarebbe un’obiezione aziendalista e come tale la rigetto! ( certo è troppo comodo...NDR)
Lucio Garofalo
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Risponde il dott. Giuseppe Maria Galliano
Scusi ma le è mai venuto in mente, che sarebbe ora di finirla, con il posto fisso, tutelato con una infinità di privilegi?
Un avvocato, un commercialista un imprenditore, un commerciante, devono, curare i clienti, altrimenti chiudono bottega, perché un docente no?
Non sarebbe ora di meritarsi, i soldi a fine mese?
Di lavorate, per tutti i dodici mesi, come un normale cittadino.
Di essere sottoposto a valutazione dei clienti, di rischiare in prima persona?
Sarebbe molto interessante, vedere cosa pensano gli allievi dei così detti” professori “e dare la possibilità di mandare a casa un docente inetto e poco produttivo, sgarbato e supponente ( sono la maggioranza)
Perché non lasciate che siano gli allievi a promuovere i docenti.
Madonna mia, quanti bocciati, ci sarebbero.
E… finalmente se, non sono validi, essere allontanati , per fargli cambiare mestiere, possibilmente manuale nei campi.
Un avvocato, un commercialista un imprenditore, un commerciante, devono, curare i clienti, altrimenti chiudono bottega, perché un docente no?
Non sarebbe ora di meritarsi, i soldi a fine mese?
Di lavorate, per tutti i dodici mesi, come un normale cittadino.
Di essere sottoposto a valutazione dei clienti, di rischiare in prima persona?
Sarebbe molto interessante, vedere cosa pensano gli allievi dei così detti” professori “e dare la possibilità di mandare a casa un docente inetto e poco produttivo, sgarbato e supponente ( sono la maggioranza)
Perché non lasciate che siano gli allievi a promuovere i docenti.
Madonna mia, quanti bocciati, ci sarebbero.
E… finalmente se, non sono validi, essere allontanati , per fargli cambiare mestiere, possibilmente manuale nei campi.
PS: Dimenticavo che LEI non era disponibile a ciò, chissà forse, potrebbe provarci+
Giuseppe Maria Galliano