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martedì 11 dicembre 2007

Un presepe diverso a Chianche in provincia di Avellino




Siamo a Chianche, nella patria del Greco, vino bianco, con storia e tradizione, dove , una scellerata politica vorrebbe creare un deposito di “ecoballe”.
Ci siamo arrivati insieme a Felice De Martino, lo scrittore, quello “Della repubblica do gigli bianchi” e della” Buona sorte” in una fredda serata di dicembre.
Ci siamo andati, per vedere “Il presepe e l’ambiente” una pregevole iniziativa dello scultore e pittore Antonio Francese .
Ci accoglie il sindaco, Raffaele Costanzo, viticultore, ed uno, dei fondatori della cooperativa Otto terre , che produce ed imbottiglia un ottimo Greco.
La conferenza inizia con l’intervento di De Martino, che con parole , di chi ama il territorio ( per lui la cittadinanza onoraria è d’obbligo) , racconta di come da Salerno, abbia incontrato il paese di Chianche e se ne sia innamorato, di come abbia conosciuto l’artista e come abbia capito che dietro quella aria mite, introversa, si nascondesse un grande artista.
Poi parlano le autorità locali, il sindaco, il presidente della pro loco di Grotottolelle, comune vicino, a cui va il plauso, per un’iniziativa così culturalmente valida.
Visitiamo poi il Presepe, ed è una vera sorpresa.
Una costruzione metafisica, che si discosta molto, dalle natività a cui siamo abituati, ma da cui scaturisce un fascino ed una religiosità fuori dal comune.
Il presepe è la metafora di un percorso, un vero e proprio viaggio nelle sofferenze umane che vengono ad essere viste, come un processo catartico, culminante, con al nascita di Gesù.
Tre livelli interpretativi, poi svelati dall’autore stesso, che con dovizia di particolari , racconta il processo creativo in cui è stato coinvolto.
Tre livelli di lettura, un percorso ipertestuale, con le sue interazioni e le sue diramazioni, i suoi nodi e scambi, onirico con i suoi luoghi di Junghiana memoria.
Non è facile la lettura. Bisogna essere cauti, non valutare d’istinto, guardare con calma, e lasciarsi portare in un mondo in cui il figuarativo, lascia il posto all’astratto, emozionarsi, provare il brivido della ricerca introspettiva.
Alla fine però si esce, con la precisa sensazione di aver compiuto, un viaggio, in un continente nuovo, selvaggio, ma di grande fascino e novità.
Siamo sicuri che le autorità locali vogliano dare ancora supporto ad iniziative analoghe, in un piano strutturato di marketing territoriale, portando a conoscenza dell’intero territori nazionale del fermento culturale ed artistico, che si muove nei loro splendidi, se, pur piccoli comuni.
Giuseppe Maria Galliano

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