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lunedì 17 settembre 2007

"e-venti di cambiamento " una ventata di novità e di cultura alla Fiera del Levante


“Nessun Cambiamento è possibile senza creatività” sono queste le parole con cui ieri sera si è espresso Cosimo Lacirignola, neo presidente della Fiera Campionaria di Bari che così mette in evidenza come sarà in futuro la sua “Fiera”. “La piccola e la media impresa- prosegue Lacirignola - ha bisogno di una grande fiera e noi abbiamo bisogno di questa ambizione, ma senza cultura, cultura che vuol dire guardare avanti, andare oltre, non ci incammineremo da nessuna parte”.La Fiera del Levante è per molti un luogo di aggregazione per passeggiare e trascorrere un pomeriggio diverso dagli altri, perché allora non sfruttare e non approfittare di questo luogo, che in una sola settimana riesce a convogliare migliaia di cittadini, come un contenitore di arte e cultura?E’ questo il proposito con cui la Fondazione Correggiani ha dato avvio, (con molte tribolazioni), ad “e-venti di cambiamento” - mostra :“il filo dell’idea” presso il padiglione 10 della fiera.Simbolo di “e-venti in cambiamento” è una girandola, strumento semplice che gira per effetto del vento, venti che devono far volare in alto e portare in ogni luogo le nostre idee.E di idee e di arte si poteva respirare nello stand allestito da parte della fondazione, che ha amalgamato artisti pugliesi o che hanno studiato in Puglia, con artisti cinesi non ancora occidentalizzati.Un vasto open space dove con un colpo d’occhio si potevano ammirare tutte le opere allestite, per poi seguendo percorsi guidati che conducevano a guardarli nel particolare.Si inizia con un opera di Ennio Bertrand dove arte e scienza si miscela sapientemente. Per terra un cerchio di limoni trafitti da lamine di metallo e grazie al loro succo acido illuminano dei led .Suggestiva è l’opera “L’esercito delle Puglie” di Claudio Capone. Un esercito di ceramiche che simboleggiano ballerine con i loro abiti a campana, dall’espressione inquietante perché prive di bocca, a simboleggiare forse le donne che in passato non potevano esprimersi o forse perché oggi possono esprimersi con il loro corpo.Non passano inosservati gli abiti di Giovanni Cavagna. Creazioni realizzati con materiale di uso comune da corde ad elastici abilmente lavorati da mani artigiani, come se fossero fili di lana per dare vita a giacche, cappelli e accessori.Non ci si può soffermare davanti all’opera di Andrea Buttazzo “Aspettiamo un po’” , centinaia di bombette nere dove all’estremità sono state poste delle candele bianche accese che si consumano nella spasmodica attesa che qualcosa nel frattempo possa cambiare”Potrebbe simboleggiare una ipotetica arca di Noè l’opera allestita da Carlo Dicillo, che come materiale usa scarponi dismessi che rappresentano in forma surrealistica i volti di animali, rinoceronte, tigre, zebra, elefante, che con le loro fauci aperti sembrano pronti ad afferrare la preda.Troneggia il portale di Raffaele Vacca, unico artista addetto al restauro delle chiese barocche. Ma il suo portale è concepito non modellando storie di vita religiose ma la vita dell’uomo contemporaneo. Agli angoli quattro cannoni puntati verso l’opera o verso il barocco leccese?Storia dimenticata dai libri di storia quella del Brigantaggio che Vito Moccia ha invece recuperato con immagine e foto.Storia più attuale quella proposta da Alessandra Lama dove concepisce un albero formato da camicie annodate, camicie indossate da uomini in fuga dai loro paesi o da immigrati.Tanti gli artisti ancora da elencare ma non poteva rimanere inosservata la parte dedicata ai sessanta artisti cinesi non ancora occidentalizzati che propongono opere non contaminate dal gusto europeo e che non hanno perso la visione reale del loro paese.Descrivano scorci rappresentativi della loro realtà e cultura che a volte emozionano e a volte trasmettono situazioni di angoscia e di pericolo.Bella, suggestiva la vernissage di “e-venti” che merita di essere vista non solo per un breve periodo di una settimana e che con i tanti padiglioni della fiera può essere vista in fretta e furia o a dirittura passare inosservata.Molte delle opere esposte andranno ad allestire le mostre permanenti di Berlino, New York, Roma e Milano e perché non Bari?La domanda sorge spontanea. Perché non si crea a Bari una mostra permanente?Forse perché erroneamente si può pensare che la cultura non porta denaro ma basta guardare Parigi dove il Centro Nazionale d’arte e di Cultura Georges-Pompidou , attira tanti visitatori, tra questi molti giovani, che pagano l’esoso biglietto d’ingresso per poter vedere opere contemporanee.Vogliamo la città di Bari una città che si possa equiparare alle altre grandi città europee, perché non iniziare proprio con la cultura?
Anna deMarzo

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