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lunedì 21 luglio 2008

Gianni Mura, cravatte e ardore


La tendenza per i colori esagerati lo accompagnano da sempre come fosse obbligo brillare di luce propria. Innovativo per indole, creatore per diletto, produttore per scommessa. Stiamo parlando di Gianni Mura, lo stilista sardo della cravatta, ora milanese per residenza. Lo incontriamo nel suo atelier di Via Torino. Intorno, cravatte con fantasie e colori per soddisfare tutte le esigenze. Ci soffermiamo sulla cravatta con il codino a vista e ci complimentiamo per lo stile, ma lui si affretta a mostrarci altri pezzi che tira fuori da un vicino cassetto. Si guarda intorno quasi volesse proteggerli da visioni estranee a questo suo stile. E quello stile, si sa, piacerà moltissimo o per niente. “Vi faccio gustare un estratto di questa collezione. Sono icone con pedigree, veri gioielli da annodare”, precisa. Notiamo che ogni pezzo è rigorosamente numerato e condito da una ricerca maniacale dei dettagli. “Un pezzo che interpreta insospettabili vezzi stilistici”, commentiamo. Gianni Mura sorride e chiarisce: “se i miei pezzi vengono acquistati con tanto entusiasmo significa che il mio lavoro è frutto di una passione condivisa. Soprattutto, sono pezzi che interpretano quella parte infantile e bizzosa che la vita frenetica di oggi sembra averci tolto. Due-in-uno incredibilmente – è proprio il caso di dirlo – entusiasmante. Ogni pezzo ha il fascino dell’unicità e può essere indossato in versione bizzosa per tornare classico in pochi secondi o viceversa”. Colori e fantasie senza risparmio. “Però ci vuole coraggio a indossare un pezzo così chiassoso”, azzardiamo. Ride, riconoscibile con quella sua cravatta che gioca al rialzo cromatico e ribatte “con i colori devi shockare. Nella vita di tutti i giorni siamo noi in passerella. E questa versione è il risultato molto nature di chi ha un carattere vulcanico. Ognuno potrà cogliere una sua sfaccettatura ed evidenziarne i riflessi per personalizzarli attraverso i colori. È fatta per quelle persone versatili che amano la vita e che vivono come piace a loro. La cravatta con il codino a vista è una protagonista senza età. È quell’archetipo un po’ dolce-vita e un po’ sorpasso che ogni uomo disinvolto e senza soggezioni sogna di indossare. La cravatta in sé resta a salvaguardia di una specie che a molti può apparire in via d’estinzione e che tirerebbe volentieri un sospiro di sollievo, ma così non è”, afferma Gianni Mura. “Chi è padrone della propria vita usa questo accessorio e non si lascia coinvolgere dalle mode scombinate del momento. Basta vedere come si conciano oggi determinate persone e come altre non facciano fatica a imitarle. Provate a osservarli, hanno l’incedere del gregge. Sono come un prodotto seriale. Schedati al supermercato. Nutriti con cibi di origine petrolchimica. Vestiti in modo fatiscente. E sono contenti così. Disinvolti e convinti di essere al passo con i tempi, si adagiano su quella moda che asseconda, in realtà, la loro inclinazione. È logico, quindi che, chi usa la cravatta va controcorrente perché è padrone del proprio io e gestisce se stesso in modo rispondente e autonomo. Penso a questa versione come un fuoco d’artificio: molto vivo, ma del tutto naturale ed è anche un modo per neutralizzare gli effetti del tempo e dello stress. Per questo, molti professionisti la indossano sul posto di lavoro in modo classico per poi ribaltarla in momenti di svago”. Di aspetto più giovane dei suoi 65 anni, Gianni Mura è un eccezionale buontempone. Incline alla battuta e al buonumore, è sempre pronto a fornire una dose supplementare di ironia. E sa anche stare con i piedi per terra. Alla domanda quanto ha contato essere tenace e, soprattutto, essere sardo, risponde: “devo molto a mia moglie. È una vera forza della natura. Devo ammetterlo, attraverso la sua personalità e intelligenza, ho espresso me stesso e trasformato i sogni in realtà. Sono innamorato della mia famiglia e delle mie cravatte. E in amore, si sa, tutto è più bello”.


Marco Mancinelli

Gianni Mura Press Office


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