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martedì 3 novembre 2009

L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL’ESSERE….NORMALE di Roberta Piferi.


Non so quanto le mie “percezioni” sono strettamente personali o affini ad altra gente del mio sesso (rigorosamente femminile, ci tengo). Certo è che nell’epoca odierna, dominata dalla tecnologia e dai trasformismi biologici, in cui il diktat o imperativo categorico che sia è “uscire dagli schemi”, “sorprendere”, “farsi notare” ed “essere diversi” il mantenersi donna in quanto tale sta divenendo sempre più difficile, per non dire impossibile. Una volta, mostrare la caviglia era gesto non solamente impudico, ma solleticante l’immaginario maschile che, dietro quel gesto, intravedeva nascoste e concupite meraviglie. Nella maggior parte dei casi, c’erano veramente. Le “sorprese” celate sotto un bustino (ahimé, non già quelle odierne) venivano, a meno di non essere proprio brutte, il più delle volte mantenute, la tornita caviglia scopriva un’eburnea coscia ed il seno, lungi dall’essere infiltrato al silicone, costituiva tormento ed estasi per uomini degni di definirsi tali. Esisteva il seno a “coppa di champagne”, più ricercato, ma anche quello sodo e rotondetto di floride ragazzette in carne. Poi vennero gli anni ’40 e la Signorina Grandi Firme, con gonne e grossi fianchi ondeggianti sempre al vento, fu eletta Monumento dell’Amor. Vale a dire, a prototipo della donna-donna italiana che più tardi avrebbe trovato degne rappresentanti nelle Loren e nelle famose “lollos” (così le ribattezzarono gli estimatori francesi), della Lollo. L’imbronciata e carnale bellezza di Brigitte Bardot face ringraziare Dio di aver creato la donna, anzi la femmina, e gli uomini simili al bell’Antonio di Brancati vivevano le proprie problematiche come nascoste vergogne gettanti disonore su famiglie e soprattutto su intere e mascoline generazioni. Poi è venuta l’epoca virtuale, dapprima dominata dalle Barbie ad uso e consumo solo di noi bambine che ai Ken abbiamo però preferito gli uomini autentici, meglio se con barba e baffi e soprattutto non depilati e profumati all’eau de toilette. L’epoca odierna, che non si è accontentata di soppiantare la Barbie sostituendola con manichini da vetrina e bambole gonfiabili a dimensione intera per usi e consumi vari non esattamente commerciali, ma è andata ancora oltre nel progresso depilando muscolosi polpacci, iniettando massicce dosi di silicone nel non più villoso petto maschile e in labbra non esattamente alla Claudia Cardinale perché sormontate da baffi, lanciando nel mercato dei consumi creme e rossetti con linee strettamente riservate a “lui”. Sempre più spesso, in profumeria o al supermarket (l’ho visto) si dimostra giustamente esigente quando, come “lei”, deve scegliere l’ombretto. Dai soliti dati statistici emerge come sempre più si allunghi la clientela maschile (anch’essa esigente, devono avere tutti i connotati) dei trans, mentre per contro la specie femminile, quell’autentica, è sicuramente out. Col risultato non tanto di una sempre più bassa natalità, quanto del vanto, anch’esso maschile, nel dire “Cosa c’è, di strano? Lo fanno tutti!”. Lo fanno tutti, sì, o quasi. Dando pertanto, volenti o nolenti, una connotazione di “normalità” a ciò che prima era vergognosa “anormalità”. “Non sei un uomo” era l’offesa più bruciante che potesse essere rivolta ad una rappresentante del sesso forte e che, sempre nei bei tempi andati, avrebbe come minimo suscitato una bella scazzottata. Oggi? Essere DONNA OGGI per lasciarci la pelle?

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