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mercoledì 18 febbraio 2009

Sebastiano Moscuzza per Angelo Giudice

Recensione della mostra personale di collages di Angelo Giudice

L’arte poliedrica che sta dentro l’artista Angelo Giudice si manifesta ancora una volta in questa mostra di collages che ha esposto in una sua mostra personale dal 7 al 17 febbraio 2009 alla galleria Roma di Siracusa, dove con profondità di pensiero esistenziale affronta le tematiche che l’uomo si pone dall’antichità ad oggi cercando di trovare la soluzione che possa dargli serenità e pace, ma alla purezza dello spirito si antepone il materialismo del corpo: vanità, cupidigia, avarizia, invidia ecc… all’essere si contrappone sempre l’apparire, al noi , l’egoismo dell’io. Tutto ciò Angelo Giudice lo esprime in queste opere recenti di collages.
Nel collage “il futuro non è più quello di una volta”ci evidenzia come nel passato l’uomo creava arte sotto forma di piramidi, monumenti, opere artistiche da tramandare nei secoli. Oggi con il consumismo sfrenato che ci spinge a voler sempre di più di quello che abbiamo creiamo contemporaneamente miseria ai nostri simili producendo spazzatura micidiale nel mondo.
In un altro collage ci mostra la bellezza e purezza del creato di cui facciamo parte intitolandolo “il paesaggio siamo noi” e ci indica come vivere nel rispetto della natura nella quale Dio ci ha inseriti e rispettandola avremmo trovato quell’immenso tesoro che cerchiamo inutilmente da sempre e che noi giornalmente sperperiamo ed addirittura distruggiamo.
In un altro collage “Dalla parte dei sognatori” ci fa notare che la vita non è un sogno come dice Calderon dela Barca – al quale risponde con tono ammonitore Federico Garcìa Lorca “No es suegno la vida. Allerta.”. Infatti noi tutti vogliamo crearci il nostro laghetto, non sapendo che ci stiamo creando, così facendo, la nostra infelicità poiché volutamente ignoriamo che la nostra vita è come un fiume che scorre lentamente, quindi è un’impermanenza, invece noi andando contro natura vogliamo trasformarla in permanenza. Infatti come dice Angelo Giudice in questo collage “tutti i personaggi, credono di poter incasellare la complessità della vita in un modello, ma si ingannano, così il desiderio di trovare un senso ha per ognuno di loro conseguenze disastrose.”
Un altro collage “Non puntare sul nero” ci conferma questo percorso errato dell’uomo e ci dice: “L’allegria fa da anestetico allo squallore degli incontri. E’ un mescolarsi di vite solitarie, una ricerca di consolazione in un panorama senza orizzonti”. Ancora Angelo Giudice ci fa riflettere facendoci fare un’analisi introspettiva e ci fa pensare che la più grande ricchezza al mondo è quella di saper vivere in armonia con se stessi.
Infatti Orazio dice “Muta luogo, non animo , chi varca il mare” e Seneca conferma dicendo “E’ l’animo che devi mutare non il luogo”
La mostra di Angelo giudice ci evidenzia il dualismo esistente nell’uomo cioè il materialismo del corpo e la spiritualità dell’anima, infatti nel collage “Guarda in alto” ci prospetta una vita spirituale da saggio, da vivere in armonia e serenità con noi stessi, godendoci le immense ricchezze e bellezze naturali che Dio ci ha donato in questa terra.
E se abbiamo saputo godere di tali doni rispettandoli come rispettiamo le nostre cose personali, possiamo aspirare ad un dono ancora più grande nell’aldilà.
E questo percorso, per acquisire l’immenso dono nell’aldilà, lo possiamo realizzare solo con la fede in Dio che Angelo Giudice ci propone in diversi collages di spiritualità e di santità come quelli di S.Lucia e S.Sebastiano.
Quindi questi collage ci dicono: per poter vivere con serenità in questo mondo dobbiamo cercare fede, amore e carità.


Sebastiano Moscuzza

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