
Al Teatro Piccinni di Bari, l’interpretazione di un classico del Teatro di ogni tempo, la prima nazionale de “Il Malato Immaginario di Moliere” ovvero Moliere imaginaire.
Di Moliere, produzione Kismet Opera, adattamento e regia di Teresa Ludovico con Augusto Masiello, Marco Marchisi, Andrea Fazzari, Daniele Lasorsa, Ilaria Cangiatosi, Michele Cipriani, Serena Brindisi.
Un modo per raccontare il nostro presente attraverso l’opera di Moliere, questo l’intento della Ludovico nel riadattare l’opera di uno dei più grandi drammaturghi di ogni tempo.
Una scenografia essenziale, fatta principalmente di luci e di ombre, una piramide concentrica, composta di tre piani quasi ad incastro da dove vengono fuori i personaggi e gli oggetti scenici.
In cima alla piramide, quasi a dominio del mondo e dei suoi simili Argante, appunto “il malato immaginario” che domina dall’alto l’esistenza, in una condizione del vivere del tutto individuale: “vivere è essere malati”, evitando così tutte le responsabilità, gli impegni e le decisioni che la vita prima o poi ci costringe a prendere.
Solo una malattia immaginaria infatti, può proteggere dalla disperazione del vivere.
In questo tra Moliere e Argante c’è una relazione misteriosa e profonda, non è la malattia il loro punto di incontro ma la comune vocazione immaginaria, la loro separazione dalla realtà.
La metafora dell’assenza di colori, propone sulla scena l’idioma “di una casa del sud” in bianco e nero, remake di un neorealismo espressione dell’anima popolare.
Una maschera Pulcinella, che rappresenta il carattere tipico degli uomini del sud, l’arte dell’arrangiarsi, la capacità di trovare diverse soluzioni allo stesso problema e allo stesso tempo la capacità sovrumana di metabolizzare ogni dolore.
Un malato brontolone accudito da una serva petulante e ficcanaso, priva di ogni grazia e di elementi al femminili (sulla scena è infatti rappresentata da una figura maschile), una figlia angelica, una moglie perfida, un fratello consigliere, un giovane innamorato e tanti medici che amplificano i conti.
Tempi brevi, ma sicuramente efficaci, hanno reso agevole la partecipazione del pubblico alla visione dello spettacolo, apprezzabile la rivisitazione del classico proposto, anche se qualche volta la “troppa napoletanità” lo discosta dall’opera originaria trasformandolo in un’opera buffa dai toni poco originali.
Efficaci gli arrangiamenti musicali proposti.
Maria Caravella