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sabato 30 agosto 2008

RECHENZENTRUM

Formatisi a Documenta ’97, i Rechenzentrum, ovvero Lillevän (film/video) e Marc Weiser (elettronica), sono da sempre alla ricerca di nuovi processi nella produzione di musica e video, nel tentativo di ridefinire le forme di rappresentazione che danno vita a un dialogo on stage tra suono e immagine. Sin dalla nascita, i Rechenzentrum hanno dato vita a una band unica: animazioni, quicktime movies e DVD sono parte integrante del lavoro, non un bonus o una sorta di miglioramento. Con ogni album si sono mossi sempre più verso un ideale di prodotto audio/visivo concentrato e simbiotico, in cui audio e video hanno la stessa importanza; dove il video è usato come uno strumento, e il suono si lascia trattare visivamente.
Il loro album più noto si intitola Director’s Cut e alla data della sua uscita, nel 2003, ha rappresentato un vero e proprio album seminale per l’intera scena di sperimentazione audiovisiva. Il suo legame con la musica di ricerca e con il movimento trasversale tedesco ha permesso a questo disco di diventare una pietra miliare del nostro tempo, poiché i due media artistici (audio e video) venivano finalmente intensi come un unicum stilistico invece che come due semplici mezzi da accoppiare senza criterio. L’utilizzo del dvd come formato più ovvio per l’uscita del disco ha rappresentato un’altra svolta concettuale, sia nel superamento dei vecchi standard cd sia come spazio fisico su cui riversare soluzioni formali e artistiche che hanno una fortissima impronta cinematografica. La Mille Palteaux, label legata alla vera ricerca sonora (da John Cage ai giorni nostri) si è fregiata di inserire Director’s Cut nel suo catalogo, promuovendo un disco che resterà capostipite di una nuova scena musicale.
Le influenze si concentrano in varie direzioni artistiche: dal Lettrisme, al Dada, fino al cut up di Burroughs o al Punk. Il leitmotiv è sempre stato per i Rechenzentrum la ricerca di ciò che giace sotto la superficie della musica o dell’immagine video, in un continuo tentativo di portare il potenziale del suono e dell’immagine a nuovi livelli di comprensione, che interrogano il ruolo dell’artista e del pubblico. Utilizzando numerosi formati, i Rechenzentrum testano le possibilità e i limiti di ciascuno di essi, spesso coinvolgendo artisti provenienti da altri generi/media, come coreografi e ballerini, avendo le sole immagini video come fonte di luce sullo stage, l’intervento live come unico riferimento sonoro.
I luoghi delle performance sono molteplici: suonando in musei, new music festival, ma anche con le varie scene underground, i Rechenzentrum hanno portato i loro progetti in spazi come il Museum Ludwig a Colonia o il leggendario Chemical Suzie di Hong Kong.
“La ragione per cui abbiamo cominciato a lavorare insieme è che sembrava che nessuno producesse la musica che noi volevamo sentire o i video che noi volevamo vedere, o che nessuno li combinasse in modi innovativi e affascinanti; così abbiamo cominciato a crearli da soli. Questo principio del ‘fai da te’ ha sin da subito prevalso e prevale tuttora, consentendo di incontrare numerose possibili collaborazioni lungo la strada”.

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