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sabato 30 agosto 2008

JULIE'S HAIRCUT feat.SONIC BOOM

In attività dal 1994, i Julie’s Haircut sono un collettivo di sei musicisti emiliani. Il loro album di debutto “Fever in the funk house” (Gammapop, 1999), uno strano mix di garage rock, psichedelia noise e melodie pop fu salutato dalla critica come uno dei migliori debutti indie-rock italiani. Il successivo “Stars never looked so bright” (Gammapop, 2001) mescolava questi elementi con un approccio più soul, rispecchiando l’amore per la black music degli anni 60 maturato in seno alla band.
Nel 2003, dopo essere passati sotto l’egida della bolognese Homesleep Records I Julie’s Haircut hanno pubblicato il loro terzo album “Adult situations”, il primo a godere di una distribuzione internazionale. Qui melodia e psichedelia si compenetrano in maniera più personale.
Dal 2005 la musica dei Julie’s Haircut si è mossa verso territori più sperimentali, concentrandosi maggiormente sull’improvvisazione e la ricerca sonora, senza perdere contatto con il groove che ha caratterizzato la loro musica fin dal primo giorno.
Il frutto più immediato è “After dark, my sweet” (Homesleep, 2006), il quarto fortunato album della band, che vede la partecipazione dell’ex Spacemen 3 Sonic Boom.
Nel 2006 fungono anche da “sound carriers” per una performance dell’ex cantante dei Can, il mitico Damo Suzuki, entrando così a far parte del Damo Suzuki Network e consolidando una solida relazione con l’artista nippo-tedesco.


Spectrum è stato il progetto più ambizioso portato avanti da Pete Kember, alias Sonic Boom dopo il la scomparsa dalla scena di Spacemen 3. Il lavoro svolto all’interno della coterie dell’Experimental Audio Research ha permesso a Kember di esplorare tessuti ambientali e costruzioni tonali, un percorso unico che ha stregato critica epubblico di tutto il mondo. Merito anche della storica band da cui proviene, gli Spacemen 3 che hano letteralmente reinventato la musica lisergica e psichedelica dei nostri giorni. Una band fondamentale, da cui sono poi nati i progetti Lupine Howl e soprattutto Siritualized e Spectrum,
Pete Kember ha soddisfatto così l’inclinazione più pop del suo essere chitarrista e cantante, senza mai perdere la vena spirituale e ipnotica che è addirittura diventata il marchio e l’eredità del progetto. Il nome Spectrum è anche il titolo del primo album da solista di Sonic Boom (una raccolta di eteree e informi canzoni), lanciato già nel 1990 prima dello scioglimento degli Spacemen 3.
Fin da allora Sonic Boom ha formato gli Spectrum con il chitarrista Richard Formby, il bassista Mike Stout e con il contributo di Pat Fish (aka The Jazz Butcher). Egli ha anche riconosciuto il suo debito nei confronti di Suicide realizzando la cover della storica Rock’ n’ Roll Is Killing My Life. Dopo una serie di singoli, la band di Sonic ha debuttato nel 1992 con Soul Kiss (Glide Divine), un’ampia raccolta retro pop, pacata e luminosa. Alla fine dell’anno, Formby è stato rimpiazzato dal precedente chitarrista dei Darkside, Kevin Cowan e, nel 1993, il gruppo ha rilasciato Indian Summer, un EP di cover. Dopo aver a lungo lavorato per i progetti dell’Experimental Audio Noise Research, Spectrum – ora con il chitarrista Scott Riley, il programmatore Alf Hardy, e l’ex bassista di Spacemen 3, Pete Bassman – ha lanciato nel 1994 l’LP Highs, Lows and Heavenly Blows, un’altra raccolta narcotica che esplora diverse scale e strutture compositive. Nel 1996 Spectrum ha fatto squadra con la band di Seattle Jessamine per il lancio di A Pox on You, ed ancora nel 1996 è uscito l’EP Songs for Owlsey, a cui è seguito Forever Alien nel 1997. È pi la volta di una seconda collaborazione con Jessamine, mentre la sua musica da solista si rivela sempre più un mix tra Highs Lows and Heavinly Blows e Perfect Prescription di Spacemen 3.
Negli ultimi anni Sonic Boom ha continuato ad ampliare il suo spettro sonoro, preparando anche uan meravigliosa compilation bootleg intitolata Spacelines, un capolavoro su doppio vinile in cui compaiono tutte le sue maggiori influenze. Un vero compendio dello stile psicotropo di Kember, in cui rivivono classici anglofoni e materiali di ricerca. Dopo una serie di album pubblicati sotto nomi differenti, di recente Sonic è stato chiamato dai My Bloody Valentine per aprire i loro primi storici concerti per la reunion, avvenuta a Londra dopo ben sedici anni dallo scioglimento. Un atto dovuto per uno dei più importanti sperimentatori rock dell’ultima generazione, ma anche un grande onore per essere stato partecipe attivo di questo enorme evento inglese.
Le sue attività, sia come manipolatore elettronico che come avventuriero della scena lisergica, minimale e dilatata continuano con i moniker di E.A.R., Spectrum e Sonic Boom, mentre è anche comparso in una grandiosa collaborazione con i Julie’s Haircut grazie ad una pubblicazione realizzata dall’etichetta discografica andriese A Silent Place.

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