Quando si parla di matrimonio bisogna affiancare al concetto di istituzione giuridica una visione metafisica (che vada cioè al di là della sostanza, della materia) della relazione di coppia, e questa visione varia spesso a seconda della cultura, del periodo storico e della società all’interno della quale si vive.
Ma all’interno della stessa società, può capitare che convivano punti di vista differenti? Naturalmente si, se si parla di società democratiche, multietniche, multiculturali e, oltretutto, se si parla di persone appartenenti a diverse generazioni. Non è questo il giusto ambito per parlare della maniera in cui i moti del sessantotto segnarono l’inizio di un repentino cambiamento di valori che continua ancora oggi a differenziare una generazione dall’altra nel pensiero e nel modo di porsi all’interno del contesto sociale, ma è chiaro che anche il concetto di matrimonio abbia subito una grossa variazione, e che forse questa veloce e quasi radicale variazione sia insorta proprio con l’arrivo del ’68 in Italia.
Oggi il matrimonio viene spesso considerato, e specialmente tra i giovani, demodé, in quanto troppo vincolante ed impegnativo rispetto all’irrazionalità dell’amore, che potrebbe da un momento all’altro scemare (aspetti che di certo non venivano presi in considerazione quando i matrimoni erano combinati dai genitori e non c’era opportunità di scelta); meno vincoli derivano invece dalla convivenza, che permette di oltrepassare tutte, o quasi, le difficoltà legislative ed ecclesiastiche al momento della separazione, permettendo di vivere in maniera più libera e naturale la propria storia d’amore senza generare meccanismi mentali (e non) legati all’obbligo di restare insieme ad una persona a qualunque costo, anche al di là dell’amore. La convivenza può essere considerata una maniera per sfuggire dalle proprie paure legate alla vita di coppia o anche un modo per vivere in maniera libera e senza condizionamenti, ma quanto può essere funzionale ai fini sociali? A questa domanda ha dato una risposta il prof. Bertirotti (Docente universitario di sociologia della famiglia e di antropologia della mente), presente ad alla puntata di “Wine Bar, Reality Culturale” (creato e condotto da Giuseppe Maria Galliano ed in onda su tre canali satellitari e su un circuito di circa cinquanta emittenti diffuse sul territorio italiano) denominata, per l’appunto, “Il Matrimonio”, dicendo che il matrimonio è socialmente utile, in quanto unione atta alla tutela dei figli e, dunque, della specie umana: “Alla società non interessa se una persona sia fedele o no, ma interessa che i figli vengano tutelati (…) Antropologicamente quello che è fondamentale è non solo scegliere un partner o essere scelti reciprocamente, ma garantire la sopravvivenza della specie con la cura della prole; (…) Da un punto di vista culturale bisogna mantenere nel tempo la scelta, per poter stabilizzare quella che viene definita una preferenza ”.
“Wine Bar, Reality Culturale” è il luogo giusto dove approdare se si vuole assistere ad un confronto culturale, per poter riflettere su tematiche che ci troviamo ad affrontare giorno dopo giorno, e che spesso ci creano domande alle quali la freneticità della vita non ci permette di dare una risposta. Ad affrontare le domande, le curiosità ma anche tutte le perplessità che possono derivare dalla parola matrimonio , durante lo svolgimento della puntata, ci sono stati : Nancy Lepore, docente di lettere; il sopramenzionato Alessandro Bertirotti , scrittore e professore universitario di antropologia della mente e sociologia della famiglia; Teresa Avino , docente di lingua inglese; Concetta Ripoli, Poetessa e delegata regionale per la Campania dell’Associazione Nazionale “Poeti e Scrittori Dialettali d’Italia” (A. N. PO. S. DI.); Lorena Coppola, insegnante di danza e coreografa teatrale ; Felice De Martino, scrittore.
Una delle principali perplessità riguardanti il matrimonio è legata alla durata dell’amore all’interno di una relazione di coppia lunga l’intera vita. Molto rassicurante si è dimostrata la visione romantica della poetessa Concetta Ripoli, che all’interno dei versi della sua poesia in vernacolo “Sulo ‘a luna po’ guarda’ ” parla dell’amore di due persone anziane che ancora si tengono per mano: “ Si spuntasse (riferito alla luna), e ancora ‘argiento, / ce truvasse màne e mmàne, / e facesse ‘sti mumente/ cchiù lucente palpità” (Se la luna spuntasse, noi la vedremmo ancora d’argento come la vedevamo da giovani, e ci troverebbe ancora mano nella mano, e farebbe palpitare maggiormente di lucentezza questi momenti); “Il matrimonio è un ampliamento dell’amore, è un amore che in incipit è l’amore per l’uomo che si ama, poi è un amore che viene suddiviso in tanti piccoli amori per i figli” afferma la poetessa, rispondendo al quesito che ci eravamo posti all’inizio sulla durata di un amore durante l’intero svolgersi del matrimonio. Affermazione, questa, che non trova appoggio nel pensiero dell’altro poeta (e scrittore) presente in trasmissione, Felice De Martino, che asserisce che non bisogna confondere l’amore per il proprio partner con quello per i propri figli, in quanto se un matrimonio finisce a causa della fine di un amore tra due persone, non è detto che queste due persone non amino più i loro figli. L’idea della volubilità dell’amore in una relazione matrimoniale è presente, del resto, anche all’interno di alcuni lavori di Felice De Martino, come nel libro “La buona sorte” dove lo scrittore parla di una donna che, pur restando insieme al marito, cerca nuove sensazioni in altri uomini: “Non basta solo il tepore familiare, (…) la protagonista, Mariella, cerca nuove sensazioni trovando altri amori”.
Oggi il matrimonio viene spesso considerato, e specialmente tra i giovani, demodé, in quanto troppo vincolante ed impegnativo rispetto all’irrazionalità dell’amore, che potrebbe da un momento all’altro scemare (aspetti che di certo non venivano presi in considerazione quando i matrimoni erano combinati dai genitori e non c’era opportunità di scelta); meno vincoli derivano invece dalla convivenza, che permette di oltrepassare tutte, o quasi, le difficoltà legislative ed ecclesiastiche al momento della separazione, permettendo di vivere in maniera più libera e naturale la propria storia d’amore senza generare meccanismi mentali (e non) legati all’obbligo di restare insieme ad una persona a qualunque costo, anche al di là dell’amore. La convivenza può essere considerata una maniera per sfuggire dalle proprie paure legate alla vita di coppia o anche un modo per vivere in maniera libera e senza condizionamenti, ma quanto può essere funzionale ai fini sociali? A questa domanda ha dato una risposta il prof. Bertirotti (Docente universitario di sociologia della famiglia e di antropologia della mente), presente ad alla puntata di “Wine Bar, Reality Culturale” (creato e condotto da Giuseppe Maria Galliano ed in onda su tre canali satellitari e su un circuito di circa cinquanta emittenti diffuse sul territorio italiano) denominata, per l’appunto, “Il Matrimonio”, dicendo che il matrimonio è socialmente utile, in quanto unione atta alla tutela dei figli e, dunque, della specie umana: “Alla società non interessa se una persona sia fedele o no, ma interessa che i figli vengano tutelati (…) Antropologicamente quello che è fondamentale è non solo scegliere un partner o essere scelti reciprocamente, ma garantire la sopravvivenza della specie con la cura della prole; (…) Da un punto di vista culturale bisogna mantenere nel tempo la scelta, per poter stabilizzare quella che viene definita una preferenza ”.
“Wine Bar, Reality Culturale” è il luogo giusto dove approdare se si vuole assistere ad un confronto culturale, per poter riflettere su tematiche che ci troviamo ad affrontare giorno dopo giorno, e che spesso ci creano domande alle quali la freneticità della vita non ci permette di dare una risposta. Ad affrontare le domande, le curiosità ma anche tutte le perplessità che possono derivare dalla parola matrimonio , durante lo svolgimento della puntata, ci sono stati : Nancy Lepore, docente di lettere; il sopramenzionato Alessandro Bertirotti , scrittore e professore universitario di antropologia della mente e sociologia della famiglia; Teresa Avino , docente di lingua inglese; Concetta Ripoli, Poetessa e delegata regionale per la Campania dell’Associazione Nazionale “Poeti e Scrittori Dialettali d’Italia” (A. N. PO. S. DI.); Lorena Coppola, insegnante di danza e coreografa teatrale ; Felice De Martino, scrittore.
Una delle principali perplessità riguardanti il matrimonio è legata alla durata dell’amore all’interno di una relazione di coppia lunga l’intera vita. Molto rassicurante si è dimostrata la visione romantica della poetessa Concetta Ripoli, che all’interno dei versi della sua poesia in vernacolo “Sulo ‘a luna po’ guarda’ ” parla dell’amore di due persone anziane che ancora si tengono per mano: “ Si spuntasse (riferito alla luna), e ancora ‘argiento, / ce truvasse màne e mmàne, / e facesse ‘sti mumente/ cchiù lucente palpità” (Se la luna spuntasse, noi la vedremmo ancora d’argento come la vedevamo da giovani, e ci troverebbe ancora mano nella mano, e farebbe palpitare maggiormente di lucentezza questi momenti); “Il matrimonio è un ampliamento dell’amore, è un amore che in incipit è l’amore per l’uomo che si ama, poi è un amore che viene suddiviso in tanti piccoli amori per i figli” afferma la poetessa, rispondendo al quesito che ci eravamo posti all’inizio sulla durata di un amore durante l’intero svolgersi del matrimonio. Affermazione, questa, che non trova appoggio nel pensiero dell’altro poeta (e scrittore) presente in trasmissione, Felice De Martino, che asserisce che non bisogna confondere l’amore per il proprio partner con quello per i propri figli, in quanto se un matrimonio finisce a causa della fine di un amore tra due persone, non è detto che queste due persone non amino più i loro figli. L’idea della volubilità dell’amore in una relazione matrimoniale è presente, del resto, anche all’interno di alcuni lavori di Felice De Martino, come nel libro “La buona sorte” dove lo scrittore parla di una donna che, pur restando insieme al marito, cerca nuove sensazioni in altri uomini: “Non basta solo il tepore familiare, (…) la protagonista, Mariella, cerca nuove sensazioni trovando altri amori”.
Da notarsi inoltre la differenza tra l’unisono pensiero delle due professoresse di scuola superiore Nancy Lepore e Teresa Avino (rispettivamente docenti di letteratura italiana e di inglese), e la visione della più giovane e non sposata Lorena Coppola, insegnante di danza e coreografa, oltre che presidentessa della Fondazione Culturale “Léonide Massine”: le due insegnanti si mostrano infatti soddisfatte del loro matrimonio in quanto relazione matura e duratura nel tempo, “Una relazione amorosa fondata sulla stima e sul rispetto” (Nancy Lepore), Lorena Coppola afferma invece che sarebbe disposta a sposarsi solo per amore e che non resterebbe sposata, se non per amore nei confronti del proprio uomo: “Per me sposarsi è per amore e continuare il matrimonio solo per amore, altrimenti diventa una convenzione vuota”.
Un contrapporsi di pensieri e di posizioni, dunque, all’interno della puntata “Il Matrimonio” di “Wine Bar, Reality Culturale”, dal quale sembra delinearsi una linea guida che sta nel centro, ovvero: il matrimonio non è la tomba dell’amore, ma solo un trasformarsi dello stesso dalla sua forma di passione iniziale ad un’altra forma, più razionale, che si fonda sul rispetto e sulla stima che negli anni si sviluppa verso il proprio compagno. È possibile e naturale avere propensioni amorose per altre persone appartenenti all’altro sesso, anche durante il matrimonio, ma col senno di poi, per rispetto e per quell’amore consolidato nei confronti del proprio partner, si può decidere di lasciar sfumare questo tipo di pensiero dalla propria mente. Il matrimonio è dunque un impegno ed un legame nei confronti della persona amata, ma anche il piacere di poter sempre contare sull’altra persona, che può diventare un punto fermo all’interno della nostra vita. Il matrimonio può essere fondamentale per il riprodursi e per la tutela della specie umana, in quanto è una maniera per prendersi cura dei propri figli, riprendendo il concetto espresso dal prof. Bertirotti, e … dicendola con le parole del filosofo Friedrich Nietzsche “Matrimonio: ecco come chiamo la volontà di creare in due quell'uno che sarà qualcosa di più dei suoi due procreatori”.
Manuela ScherilloUn contrapporsi di pensieri e di posizioni, dunque, all’interno della puntata “Il Matrimonio” di “Wine Bar, Reality Culturale”, dal quale sembra delinearsi una linea guida che sta nel centro, ovvero: il matrimonio non è la tomba dell’amore, ma solo un trasformarsi dello stesso dalla sua forma di passione iniziale ad un’altra forma, più razionale, che si fonda sul rispetto e sulla stima che negli anni si sviluppa verso il proprio compagno. È possibile e naturale avere propensioni amorose per altre persone appartenenti all’altro sesso, anche durante il matrimonio, ma col senno di poi, per rispetto e per quell’amore consolidato nei confronti del proprio partner, si può decidere di lasciar sfumare questo tipo di pensiero dalla propria mente. Il matrimonio è dunque un impegno ed un legame nei confronti della persona amata, ma anche il piacere di poter sempre contare sull’altra persona, che può diventare un punto fermo all’interno della nostra vita. Il matrimonio può essere fondamentale per il riprodursi e per la tutela della specie umana, in quanto è una maniera per prendersi cura dei propri figli, riprendendo il concetto espresso dal prof. Bertirotti, e … dicendola con le parole del filosofo Friedrich Nietzsche “Matrimonio: ecco come chiamo la volontà di creare in due quell'uno che sarà qualcosa di più dei suoi due procreatori”.
Per vedere la punata:
http://www.winebarshow.it/home/index.php/streaming-online-2010/167-il-matrimonio