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venerdì 26 dicembre 2008

(Entrambi) Ambedue e Il “terzo” In-Comodo……..


Uno, due e tre! “Entrambi”…in un libro, tra pagine-petali come margherite, o rose, per non creare equivoci, nel mondo degli equivoci, intercettazioni, dello scoop a tutti costi.
“Uno, due e tre! Ambedue…dal preside!” Era il grido del bidello -30 anni fa si chiamava così, ora qualcosa tipo “personale non docente”- di un Liceo Classico negli anni ’70, gli anni della disillusione, dell’appiattimento. Uno, due e tre e l’isola di Utopia affondava con un calcio nell’oblio e tra l’unico grido ancor oggi possibile “Si salvi chi può!”
Uno: autorevoli, ma anche Autore/i (di) Voli; magia delle parole composte, ambigue. “Le parole non sono le cose”, ma possono muovere sentimenti e incidere il granito del quotidiano e l’ingranaggio implacabile del tempo.
Distonici, Dis-Tonici; adrenalinici e ipocondriaci. La tavolozza della vita è così e cos’è un foglio bianco o la superficie lunare di un pc se non un territorio largo abbastanza per ampliare lo sguardo, l’orizzonte, il sogno…o perdersi o lanciare un S.O.S.?
E chetare questo sogno in piccole infrazioni, fuori pista, pagine di diario o di calendario; piccoli esorcismi e riti per “tentare di vivere”, di comprendere ed essere compresi finché c’è il Tempo e Spazio. Ce ne sarà, ce ne sarà ancora…
Uno, due e tre (l’anima trapuntata di segni e di sogni come ciondoli gotici di schiuma, quando le onde sembrano mani che t’agguantano senza scampo, senza aria): Confusi e Con-fusi, continua il gioco delle parole composte e Dis-Torte.
Uno, due e tre: entrambi “sognatori definitivi”, goliardi, ma pensosi. Una formula che sembra alchemica potrebbe definire questi calembour letterari, queste cime per la montagna incantata, quella che non vedi, quella che immagini dietro le nuvole, quella che non c’è, sinteticamente in “Laevia Gravia” questi pensieri, prose poetiche, gocce e rimbalzi tra stalattiti e stalagmiti.
Uno, due e tre! Il piccolo esercito disarmato delle parole, dei gesti che non vedi, ma trapelano tra le righe e tra il gioco di immagini sta a cominciare: Oplà, tra nubi celesti e una notte come tante (incipit e colophon del libro in comune, della responsabilità in comune, del gioco di “entrambi” i due).
Qualcuno ha scritto, Arthur Rimbaud, che “il libro è un incontro mancato”; ecco la smentita secca e il miracolo di questo regno dell’impossibile. Se incontrate due persone, entrambi cinquantacinquenni, stazza non proprio minuta, baffi, con la capacità di meravigliare e di meravigliarsi, non ancora assorbiti, stritolati, quasi, dalle ruote dentate del ripetitivo (ricordate Charlie Chaplin-Charlot in “Tempi Moderni”?) allora sono loro, proprio loro e potrebbero chiamarsi Pino o Felice –omen nomen- e potreste vederli mentre discutono con la stessa intensità e seriosa leggerezza “dagli asparagi all’immortalità dell’anima”(1), della nube di Oort, della ragazza di Aztlàn, della donna di Himba, degli enigmi e di Magritte e di questa vita beffarda e meravigliosa, geroglifica e struggente dietro le labbra coralline, la voce argentina, la pelle dorata, le dita danzerine, il grembo come un’isola ri-trovata…di una Lei nascosta, mimetica, sinuosa e oscillante tra le maree dei giorni.
E ci risiamo con i giochi di parole, i puzzle, i paesaggi infiniti; con la tavolozza d’arcobalenici sogni dietro il passare di anni in-Felici. Poi basta un ramo di capelvenere che spunta tra le rocce umide, il suono d’una goccia e l’oceano che sommuove, poi basta un graffito, una mano, un ghirigoro significante ed ecco l’oggi, ieri e domani incontrarsi nell’Aleph (3) di una o più pagine…oops petali o foglie d’erba.
Uno, due e tre: “Entrambi”, ora e qui, su questo palcoscenico gracile e intimo di un libro.
(1): E’ un famoso libro di fine umorismo di Achille Campanile, pubblicato nel 1974.
(2): La prima lettera dell’alfabeto ebraico; qui il rimando è al racconto di J.L.Borges.
di Marcello Napoli *
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*Giornalista, collabora con le pagine culturali de “Il Mattino” ed altro ancora…

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