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martedì 21 agosto 2007

A PROPOSITO DI SICUREZZA

Ringrazio per avermi gentilmente offerto uno spazio ,per esprimere liberamente le mie opinioni sul delicato ed attualissimo tema della sicurezza. Ho accolto volentieri il suo invito, naturalmente determinato dall'essere stato personalmente coinvolto in un evento criminoso che ha destato notevole allarme sociale per le sue modalità atipiche. Si è trattato infatti del primo caso nel Sud di sequestro di persona in una villa a scopo di rapina da parte di un extracomunitario. Non intendo comunque descrivere nei dettagli la mia personale avventura, sia perchè ne hanno diffusamente già parlato gli Organi di Stampa, sia per rispetto della Magistratura che ha ancora in corso le dovute indagini. Desidero solo cogliere questa opportunità per offrire un contributo all'attuale dibattito in corso sul tema della sicurezza sociale e della criminalità dilagante, e nel quale posso portare l'esperienza personale appena vissuta.
Va subito detto che il problema della sicurezza è un tema complesso, in cui rientrano vari e diversi elementi, tra le quali in primis le politiche sociali e quelle sull'immigrazione, ma sarebbe lungo affrontarli nell'esiguo spazio di un articolo di giornale. Pertanto attirerò l'attenzione solo sugli elementi fondamentali, che sono rappresentati dal fruitore del "servizio sicurezza" che è il Cittadino, su coloro che devono vigilare sul territorio, che sono le Forze dell'Ordine, e sull'Organo che deve comminare la sanzione verso coloro che si macchiano di reato, che è la Magistratura. Occorre che questi tre elementi operino in sincronia e sinergia, affinchè la sicurezza non resti una vuota dichiarazione di intenti, ma un servizio effettivo reso alla collettività. Non a caso il cittadino va inserito quale elemento "attivo" e non passivo della sicurezza. Il fatto che egli sia colui che usufruisce del servizio non lo esime dal dovere di avere un ruolo collaborativo sia con le Forze dell'Ordine che con la Magistratura. E' frequente e comune ascoltare le lamentele della gente la quale non si sente adeguatamente protetta e tutelata nel suo naturale bisogno di tranquillità. Questo è certamente vero, ma è altrettanto vero che è anche preciso dovere civico di ogni cittadino aiutare le Forze dell'Ordine nel loro servizio di controllo e vigilanza del territorio nonchè, se personalmente coinvolti quali vittime di un evento delittuoso, denunciare senza esitazioni e senza paura chi lo ha commesso. Ciò premesso, non si può negare che sussiste in giro, ed è reale, un diffuso senso di insicurezza, e ciò crea a sua volta sfiducia nella effettiva capacità dello Stato di proteggere i Cittadini non solo dalla criminalità organizzata, ma anche dalla microcriminalità, per certi versi più pericolosa. Ma a nulla serve stimolare il senso civico della popolazione perchè collabori e denunci chi turba l'ordine sociale, ed incrementare il numero e l'efficienza degli agenti che controllano il territorio se poi, una volta assicurato il criminale alla giustizia, lo stesso si avvalga di una pletora di "garanzie" che, evitandogli di scontare la intera pena comminata, lo riportano dopo un po' di nuovo fuori per continuare il più delle volte a delinquere tranquillamente. Anche se vi è chi preferisce operare dei "distinguo" mettendo l'accento sulla necessità del recupero sociale di chi delinque, l'esperienza comune ci insegna che la relativa impunità ed il "buonismo", lungi dal redimere, invogliano ancora di più i criminali, una volta sollecitamente fatti uscire dal carcere, a continuare tranquillamente a commettere reati.
Ora una cosa è indubbia, ed esprimo una opinione suffragata da tutti i sondaggi d'opinione, e cioè che l'uomo della strada non riceve in alcun modo la "sensazione" che lo Stato lo protegga.
Ma questo non certo per una intrinseca carenza delle Forze dell'Ordine, perchè sarebbe davvero ingiusto criticare gli sforzi e l'abnegazione dei tanti Carabinieri ed Agenti di Polizia che per noi rischiano quotidianamente la vita, in cambio di un modesto stipendio. Quello che la gente comune pensa è che coloro che riescono ad essere assicurati alla Giustizia, quasi sempre perchè colti in flagranza di reato, vengono rimessi troppo presto facilmente e superficialmente di nuovo in libertà".
Ora il punto cruciale è proprio questo. A poco servono le dotte disquisizioni giuridiche con le quali la Magistratura, direttamente chiamata in causa, osserva che essa si limita ad applicare con scrupolo le norme esistenti, e le astruse argomentazioni di una classe politica che gioca a scarica barile, palleggiandosi di fronte al disagio dei cittadini ogni responsabilità con la stessa Magistratura. Alla gente comune importa ben poco di tali discorsi; essa percepisce semplicemente di essere ben poco protetta ed attribuisce tale condizione all'eccessivo lassismo sia nell'attribuzione della misura della pena e sia, soprattutto, al momento di far si che tale pena venga effettivamente scontata.
Ma a tali elementi ne va aggiunto un'altro, a mio giudizio ancora più grave e che va messo ben in evidenza. Cioè che tale "sensazione" di lassismo dello Stato è avvertita ancor meglio dalla stessa criminalità, che si sente più forte proprio da questa certezza di impunità. Altrimenti non si spiegherebbe la evidente tracotanza e spavalderia molte volte rilevabile al momento della cattura sia verso le proprie vittime che verso gli stessi agenti.
La carenza di sicurezza che c'è in Italia deriva comunque, in ultima analisi, da una evidente incapacità della classe politica ad affrontare con decisione il problema. Va poi aggiunto che la nostra criminalità, specie a livello di manovalanza, trova oggettivo incremento nel continuo afflusso incontrollato di extracomunitari senza lavoro e senza una dimora, e che anche tale problema non viene affrontato con sufficiente energia a livello politico, anche per l'assurda paura di essere tacciati di "razzismo".
E' il momento di capire che la sicurezza dei cittadini è un tema che riguarda tutti, sia quelli di destra che di sinistra, e che andrebbe affrontato con decisione e senza timori riverenziali di sorta.
Termino ricordando come fu affrontato e notevolmente attenuato il fenomeno della criminalità dilagante a New York dal Sindaco della città Rudolph Giuliani, che era tra l'altro un Magistrato. Egli coniò il termine rimasto famoso di "TOLLERANZA ZERO", che non voleva dire affatto imporre una specie di regime poliziesco, ma semplicemente cominciare a pretendere sempre e comunque, senza sconti o buonismi di sorta, il rispetto della legge e l'applicazione certa e completa della pena a chi violava le regole della convivenza civile. Il risultato fu che nel giro di appena un anno avvenne un crollo della percentuale dei reati commessi.
Ritengo che nell'attuale grave situazione esistente sul fronte dell'Ordine Pubblico, si dovrebbe seguire ed applicare con fermezza la politica della "TOLLERANZA ZERO", che in concreto significa che, se si vuole davvero attenuare la delinquenza, le Forze dell'Ordine non dovranno più in nessun caso "chiudere un occhio", la Magistratura dovrebbe interpretare in maniera più rigida e restrittiva le norme penali esistenti, e la classe politica deve smetterla di deresponsabilizzarsi e di lavarsene le mani.
Avv. Diego Siniscalchi
089.957418
320.7817075
333.2331216

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