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martedì 13 aprile 2010

70 o 78 consiglieri regionali ? Si faccia presto e si proclamino i 78 eletti nel Consiglio regionale.


Sulla questione relativa al numero dei consiglieri che dovranno comporre il futuro Consiglio regionale pugliese il centrodestra e l’UDC stano facendo una polemica strumentale, infondata ed assurda.
STRUMENTALE, perché il fine che sottende le laboriose interpretazioni della legge elettorale non è già quello di stabilire la legalità, né quello di ridurre i costi della politica, ma solo ed esclusivamente quello di tentare di mettere in difficoltà la futura Giunta Vendola, riducendo i limiti della maggioranza numerica in consiglio, nella evidente speranza di poter mettere in minoranza il Presidente della Regione appena eletto. Un calcolo di convenienza, quindi, e non una nobile battaglia, in quanto, come appresso vedremo, la legge è di tale chiarezza che qualsiasi polemica al riguardo non può che essere dettata da intento strumentale.
Ed è proprio la solare chiarezza della legge che ci porta a dire che l’attuale polemica è INFONDATA.
Prescindendo in questa sede dalla questione dell’interpretazione dello Statuto regionale (se, in definitiva, il numero di settanta consiglieri ivi indicato sia derogabile o meno), ovvero dalla questione relativa alla prevalenza della norma di legge su quella statutaria, che lasciamo ai dotti che sull’argomento quotidianamente si cimentano sulla stampa, risolutiva è, a nostro avviso, la stessa lettera della legge, che prevede espressamente che alle liste collegate al Presidente eletto si debba assegnare “una quota aggiuntiva di seggi” che faccia raggiungere a queste liste, a seconda dei casi, il 55 ovvero il 60% “dei seggi del consiglio nella composizione così integrata”. L’uso delle formulazioni quota aggiuntiva e composizione integrata, fatto dalla stessa norma statale che, nella sua parte precedente, stabilisce le modalità di assegnazione dei seggi da attribuire, rende evidente che, al numero dei seggi astrattamente previsti nella legge regionale di ciascuna regione, nel caso in cui il Presidente vincitore non sia assistito da una maggioranza consiliare pari al 60%, si debba procedere all’assegnazione di seggi aggiuntivi per consentire il raggiungimento di tale maggioranza, percentuale da calcolarsi con riferimento non già al numero astrattamente previsto dalla legge elettorale o dallo statuto, ma a quello risultante dopo l’integrazione. Né vale il fatto che trattasi di legge statale in materia oggi regolamentata dalla legge regionale, perché proprio su questa legge statale è intervenuta la legge regionale, modificandola, dal che si può dedurre che, se il legislatore regionale del 2005 avesse voluto eliminare la quota aggiuntiva, così come ha modificato altre parti della legge statale, avrebbe modificato anche quella relativa all’attribuzione della fatidica quota aggiuntiva.
La polemica, infine, è ASSURDA perché la materia, attualmente, è regolamentata in Puglia dalla Legge regionale del 2005, approvata in fretta e furia dalla maggioranza che sosteneva la Giunta Fitto in prossimità delle elezioni che quell’anno decretarono l’avvicendamento tra lo stesso Fitto e Vendola. Gli stessi, pertanto, che oggi si sbracciano contro l’ignobile allargamento a 78 del Consiglio regionale, e cioè UDC e centrodestra, sono gli autori di quella legge, e pertanto coloro che ne portano la responsabilità politica, senza dimenticare che la legge statale precedente, quella che prevede espressamente il meccanismo di allargamento, è comunemente conosciuta con il nome di Tatarellum, padre del centrodestra pugliese, e fu approvata dal primo governo Berlusconi.
E’ assurdo, pertanto, che proprio loro si ergano a tutori della riduzione di spesa, perché sono i primi responsabili di questa proliferazione.
Detto questo, possiamo anche concordare che 78 consiglieri regionali siano troppi per la Regione Puglia, come sono troppi anche gli oltre mille parlamentari della Repubblica Italiana. Ma non si può pensare di ridurre i costi della politica calpestando le leggi, perché non si compirebbe una buona operazione. Ed allora, si faccia presto, e si proclamino i 78 eletti nel Consiglio regionale, con l’impegno, per tutti e 78, prescindendo dalla convenienza personale, di compiere, quale primo atto, quello di approvare una legge che riduca in maniera consistente il loro numero, a partire dalla prossima legislatura. Egualmente dovrebbero fare i parlamentari, iniziando da quelli che in questi giorni si stanno adoperando per far approvare norme interpretative altrettanto strumentali: si impegnino a far approvare una legge che riduca il numero dei parlamentari, prima di pensare alle vicende in casa d’altri.
ITALIA DEI VALORI, – prosegue Giovanni D’Agata - che da sempre ha fatto della riduzione dei costi della politica la propria bandiera, impegna i propri rappresentanti istituzionali in questa battaglia.

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