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sabato 22 maggio 2010

Le banche sono la vera radice dell'usura.


Si è rivolta allo sportello dei diritti una giovane coppia, segnalandoci un caso veramente singolare.
La coppia aveva contratto un mutuo dando garanzia ipotecaria su di un immobile di proprietà della moglie. Dopo sei anni, nei quali avevano provveduto al pagamento regolare delle rate di ammortamento del mutuo, si sono verificati dei gravi problemi di salute per la moglie, che a causa di questi ha perso il lavoro, mentre il marito è stato posto per un anno e mezzo in cassa integrazione. Ciò ha comportato la sospensione dei pagamenti delle rate di mutuo da parte della coppia; la situazione è stata rappresentata alla Banca, la quale, è doveroso riconoscerlo, ha dimostrato inizialmente disponibilità, attendendo l’adempimento per circa un paio di anni.
Con l’inizio del corrente anno, potendo fare affidamento sulla ripresa del lavoro del marito e sulla pensione di invalidità della moglie, la coppia ha formulato alla Banca una proposta, che prevedeva il pagamento di due maxi rate iniziali, al 20/04 ed al 20/05, ed il saldo con pagamenti mensili comprensivi degli interessi maturati.
La coppia non disponeva della somma necessaria al versamento delle due maxi rate iniziali, e per questo motivo i loro genitori si erano a loro volta rivolti ad un altro istituto di credito perché concedesse loro un prestito; le pratiche di questo finanziamento sono state più lunghe del previsto, il che ha impedito di effettuare in tempo il pagamento della prima delle due maxi rate.
Nei giorni scorsi la coppia, disponendo dell’importo per eseguire in unica soluzione il pagamento delle due maxi rate per il 20 maggio, data in cui era prevista la scadenza della seconda maxi rata, hanno formulato proposta alla Banca di accettare la piccola modifica delle condizioni inizialmente concordate, giustificando il ritardo e dichiarandosi pronti a corrispondere gli interessi per il ritardato pagamento della prima delle due maxi rate (dal 20 aprile al 20 maggio) nonché ad iniziare il pagamento delle rate concordate.
LA RISPOSTA E’ STATO UN INCREDIBILE QUANTO INGIUSTIFICATO RIFIUTO, ed anzi la Banca, ignorando la successiva richiesta dell’avvocato della coppia, che chiedeva che fosse concessa quanto meno una possibilità alternativa, avviava subito la procedura esecutiva, mettendo in vendita l’abitazione ipotecata, del valore di duecentomila euro, per un credito di neanche ventimila.
Questo caso è emblematico, perché rappresenta il modo in cui agiscono le nostre Banche, pronte ad offrire credito ha chi offre enormi garanzie, e magari non ha bisogno di prestiti, ma a negarlo a chi si trova in difficoltà e dimostra di avere tutta la buona volontà per fare fronte ai propri impegni.
In questo caso, per la BANCA accettare la proposta dei nostri assistiti non avrebbe comportato alcuna rinuncia né alcun pregiudizio, come pure agire con il pignoramento della casa non le produce alcun vantaggio: si è trattato, a voler esser generosi, semplicemente di una applicazione burocratica delle norme, che non ha assolutamente tenuto conto del caso concreto.
Nel nostro mezzogiorno, con la criminalità organizzata pronta a gestire il racket dell’usura, con la crisi economica che attanaglia soprattutto i più deboli, assumere atteggiamenti di questo tipo significa gettare le persone nelle braccia degli usurai, producendo danni immensi ai poveri malcapitati ed alla collettività tutta.
Gianni D’Agata, componente del Dipartimento tematico nazionale “Tutela dei consumatori” dell’ITALIA DEI VALORI, auspica che le Banche adottino un nuovo comportamento più umano, che tenga conto della specificità di ogni caso, e si pongano come veri motori di sviluppo, aiutando chi è in difficoltà ma dimostra capacità e buona volontà per risollevarsi. Le istituzioni dovranno vigilare che questo avvenga dovranno realmente tutelare e proteggere i cittadini, prima ancora che dagli usurai, proprio dall’atteggiamento che in alcuni casi assumono le stesse banche.

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